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Lavoro

"Da Trony siamo nel panico"

20 marzo 2018 | 18.55
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(Fotogramma)
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C'è chi torna da mamma e papà per mangiare, "è un modo per risparmiare e arrivare a fine mese". Il collega che sembra l'abbia presa bene, ma la notte non dorme più perché non sa come pagare il mutuo. E c'è la nonna di due nipotini che non sa come dirlo a figlio e nuora, entrambi precari, perché finora è sempre stata lei ad aiutarli. Dietro la crisi di un'azienda mille vite diverse, ora in bilico, per "un difetto di strategia". "La crisi è costante dal 2013 perché non c'è un piano, una direzione. Da anni lottiamo, ma l'ultimo è stato un weekend infernale" racconta all'Adnkronos uno dei 500 lavoratori Trony che, a meno di miracoli dell'ultimo minuto, perderanno il posto. "L'ultima beffa? Ci hanno comunicato venerdì del fallimento: noi di solito il sabato e la domenica siamo aperti. I miei colleghi si sono presentati davanti al negozio, nel panico, con la paura di perdere l'impiego. Ma le serrande erano abbassate e li hanno mandati via".

La chiusura riguarda 43 punti vendita un po' in tutta Italia: Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Puglia. "Trony in realtà è un'insegna - ci spiega -, dietro a cui c'è un gruppo, composto da una quindicina di imprenditori italiani, ma è solo uno di questi, la Dps che sta fallendo. Non è tutta la Trony, anzi. Gli altri imprenditori del gruppo apriranno nuovi punti vendita". "Abbiamo passato anni d'inferno con tagli d'orario, una procedura di mobilità infinita, merce che non arriva e insulti dai clienti perché non trovavano i prodotti. E' stato un Natale assurdo, non facevo altro che dire alla gente: 'Non ce l'ho e non so quando arriverà. Immagina la frustrazione?'" chiede con un pizzico di rabbia perché, ammette, speravo nel lieto fine. La corsa verso il precipizio ha visto, invece, i dipendenti impotenti. "Ora come ora se sbagli, il mercato ti distrugge. E alla fine il conto è arrivato, ma lo stiamo pagando tutto noi. E' più dura per le famiglie, io sono più fortunato, si fa per dire, perché non ho figli da mantenere" aggiunge il lavoratore, che non punta il dito contro la concorrenza dell'online, ma verso le "tante, troppe scelte sbagliate".

Pochi i soldi risparmiati, "lo stipendio medio è di 1200 euro", e se ne vanno in fretta in bollette, affitto o mutuo della casa. Senza contare che non vedono lo stipendio da febbraio. "Siamo in una sorta di limbo, perché siamo in una fase iniziale dell'iter del fallimento - precisa -, formalmente siamo ancora agganciati all'azienda e quindi non possiamo percepire l'indennità di disoccupazione o altri tipi di ammortizzatori sociali". La nostra speranza? "L'arrivo di un compratore, ma è solo poco più di un sogno" conclude senza lasciarsi andare allo sconforto.

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