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Fuksas contro la burocrazia nel settore Tlc: "Danneggia il made in Italy"

05 febbraio 2014 | 17.54
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Fuksas contro la burocrazia nel settore Tlc:

Roma, 5 feb. (Adnkronos/Ign) - Un cambio di intestatario di un contratto telefonico paralizza uno dei più grandi studi di architettura, quello di Massimiliano Fuksas. Con danni che vanno oltre quelli privati, riflettendosi sull’immagine di un made in Italy che agli occhi del mondo viene offuscato dalla burocrazia italiana. E c’è anche la proverbiale beffa: “Letta va in Medio Oriente a dire di investire in Italia e io non riesco a inviare a Doha un progetto che ho in Qatar perché nel mio studio non c’è connessione a internet” racconta Fuksas all’Adnkronos. “Stiamo facendo una figuraccia enorme, una umiliazione per uno studio come il nostro dove, solo a Roma, lavorano cento persone”.

Tutto ha inizio con la richiesta a un operatore telefonico di un cambio di intestatario del contratto. Non si può fare, è la risposta. Serve passare ad un altro operatore, quello che possiede fisicamente le linee, per poi disdire nuovamente e sottoscrivere un contratto con il precedente. Una procedura macchinosa che allo studio arrivano a chiamare “un’odissea” e che secondo l’architetto “è causa delle privatizzazioni in un settore, quello della telefonia, che è la prima infrastruttura in Italia e che è vittima di una confusione estrema”, dice Fuksas.

Lo studio dà quindi la disdetta e ad un mese esatto la linea telefonica viene interrotta, così come la fornitura della banda larga. Ma l'operatore non attiva nulla. “Ci siamo trovati senza telefono e senza internet. Abbiamo importanti commesse nel mondo – continua Fuksas – tra cui il Palazzo dei congressi di Amburgo e un museo in Cina, un’altra a Los Angeles. Oggi tutto si trasmette on line, non è più come una volta che si partiva con tutti i progetti stampati. Mi sembra che non ci sia una via d’uscita. Ci si sente impotenti, non si può lavorare”.

Lo studio Fuksas contatta l'operatore telefonico, più volte e anche ai piani alti. Ma nulla. Passano i giorni e viene ripristinato il telefono, ma non la banda larga. “Ci hanno detto che possiamo avere la fibra ottica. Ma serve attendere almeno due mesi, dobbiamo aspettare il parere della Sovraintendenza ai Beni culturali. Intanto ci hanno promesso due linee adsl temporanee, ma non sappiamo quanto tempo ci vorrà”, spiega l’architetto.

La questione per Fuksas, però, va ben oltre il danno personale: “Quando si parla della burocrazia italiana che non funziona, si parla di queste cose. I cittadini lo vivono tutti i giorni. Mi chiedo cosa succede alle piccole imprese quando capitano situazioni del genere. Sono queste – dice – le ragioni per cui i giovani abbandonano questo Paese e perché, nel tempo, prende piede il populismo”. In Italia, però, Fuksas è tornato dopo dieci anni: “A differenza di tanti miei colleghi, io non voglio andare via. Io mi sento italiano e mi sento parte di questa comunità. Poi penso a quelli che sono andati all’estero, hanno ragione loro e sono io che mi sbaglio. Ma noi romani forse siamo così, siamo troppo legati alle nostre tradizioni”.

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