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Idb, almeno un'acquisizione nel 2018 poi la Borsa

09 marzo 2018 | 19.07
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Idb, almeno un'acquisizione nel 2018 poi la Borsa

Almeno una nuova acquisizione "entro l'anno", un target di fatturato 2018 che si aggira intorno agli 85-90 milioni di euro, la preparazione "senza fretta" alla Borsa, vista come passaggio necessario e punto di partenza. Italian Design Brands, il polo industriale creato da Private Equity Partners (fondata e controllata da Fabio Sattin e Giovanni Campolo), Paolo Colonna e i fratelli Giovanni e Michele Gervasoni, che ha già visto l'ingresso di Meridiani e Cenacchi International, cresce e amplia il proprio portafoglio.

L'ultima novità è la nascita di una nuova 'costola': si tratta di Indaco, polo del lighting design promosso insieme Davide Groppi. Indaco è controllata da Idb e vede una partcipazione importante, pari al 40%, dello stesso designer della luce Groppi e una di minoranza di Paolo Pagani. La missione di Idb, evidenzia all'AdnKronos Giorgio Gobbi, amministratore delegato del gruppo, è "aggregare aziende eccellenti che abbiano una loro fisionomia e una loro autonomia e belle storie da raccontare, rimanendo indipendenti sul mercato. Il polo Indaco segue e seguirà la stessa filosofia". Indaco è rappresentata al momento dalla Davide Groppi, ma nuove entreranno a fare parte della compagine societaria, rimanendo indipendenti e condividendo però l'assetto manageriale che promuove per tutte le società del gruppo in particolare l'internazionalizzazione e la digitalizzazione.

"Da un punto di vista delle tempistiche" per l'acquisizione di nuovi brand, sottolinea Gobbi, "non abbiamo target temporali. Il nostro progetto è di matrice industriale e non finanziaria, di conseguenza i tempi che ci diamo sia sul fronte delle acquisizioni, sia sul fronte dello sviluppo di progetti con le aziende che abbiamo, sono i tempi necessari per farli succedere in modo appropriato". Tendiamo a n on fare troppe acquisizioni in un periodo di tempo breve, perché il meccanismo del nostro gruppo prevede che ci voglia un po' più di tempo perché l'imprenditore, che resta a capo della sua azienda, si integri nel gruppo; e poi la struttura organizzativa dell'azienda parli con le altre strutture in modo da generare in modo spontaneo le eventuali sinergie che possono nascere".

Rispetto a Indaco, "l'idea che abbiamo sviluppato insieme a Davide, che è esperto del settore. è stata la valutazione che da un lato il settore dell'illuminazione ha molte sinergie e molte sovrapposizioni con il mondo dell'arredamento, però l'illuminazione, a differenza dell'arredamento, si trova sulla frontiera dello sviluppo tecnologico guidato dall'elettronica e dalle nuove tecnologie. Questa specificità di approccio richiede che il settore goda delle sinergie ma anche di un livello di autonomia importante perché deve viaggiare con una velocità diversa". Ecco la ragione della nascita di un polo a sè all'interno di Idb.

E le aziende che entreranno a fare parte di Indaco dovranno avere caratteristiche e metriche ben precise: "cercheremo - spiega Groppi - un'azienda che abbia storie da raccontare nel settore dell'outdoor, una nella luce per esterni, quindi aziende per il settore che io chiamo del visual, cioè il settore tecnico architetturale, per fare negozi, musei e uffici. Poi, non escludiamo la possibilità di fare un intervento un un'area più trasversale che è quella dell'elettronica del controllo della luce, perché pensiamo che la luce del futuro sarà sempre più elettronica e organizzata dal punto di vista digitale e quindi è bene avere un partner all'interno".

"In questo senso -evidenzia ancora - è molto importante essere consapevoli del fatto che la lice del futuro sarà luce su cui è necessario investire in termini di ricerca e di sviluppo e questa cosa può essere interessante farla con un partner che lavora anche per tutte le aziende del gruppo. Che faccia anche da 'antennista' sul mercato cioè raccogliere tutto quello di cui anche le altre aziende possono godere in termini di partecipazioni e dal punti di vista creativo".

E intanto Idb guarda alla quotazione a Piazza Affari come "a uno dei passaggi pià probabili del nostro gruppo". Questo avverrà, "ammesso che ci siano le condizioni del mercato, quando l'azienda arriverà a 130-150 milioni di fatturato. Verrà quotata una minoranza dell'azienda. L'obiettivo è raccogliere ulteriori risorse per affrontare una seconda fase di sviluppo del gruppo, nella quale allargheremo le maglie della ricerca" sottolinea l'ad Gobbi.

"Oggi stiamo guardando a una tipologia di azienda molto ristretta, stiamo formando una tavola rotonda il più omogenea possibile di imprenditori. Quando ci addestreremo come gruppo e saremo consolidati con i meccanismi, potremo avere al nostro interno anche una società meno performante, che necessita di una ristrutturazione, di un intervento importante, cosa a cui oggi non stiamo guardando. Per noi il passaggio in Borsa non sarà un punto di arrivo, ma una tappa intermedia, un 'gran premio della montagna' dopo la quale affrontare anche strade in discesa" conclude Gobbi.

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