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Il capo della ExxonMobil: “Se falliremo gli obiettivi climatici sarà colpa dei consumatori”

Macchinari petrolio
Macchinari petrolio
06 marzo 2024 | 21.32
LETTURA: 4 minuti

Raggiungere gli obiettivi climatici sembra sempre più una 'mission impossible'. E la colpa sarebbe dei consumatori, delle ‘persone normali’, di tutti noi. Chi lo dice? Darren Woods, amministratore delegato del gigante ExxonMobil, una delle principali compagnie petrolifere mondiali e di conseguenza uno dei principali contributori delle emissioni globali di gas serra. Proprio quei gas che dovremmo eliminare entro il 2050, se non vogliamo finire arrostiti. Perché una cosa è certa: il problema è nostro (e delle altre specie animali che però non possono fare nulla), il pianeta in un modo o in un altro ci sopravviverà.

In un’intervista di pochi giorni fa a Fortune, Woods afferma che non sono le grandi compagnie petrolifere le principali responsabili della crisi climatica. Il nodo centrale della questione, ha spiegato, è che i consumatori non sono disposti a pagare i costi della transizione energetica.

Lo ‘sporco segreto di cui nessuno parla’

"Lo sporco segreto di cui nessuno parla è quanto costerà tutto questo e chi è disposto a pagare", sottolinea. "Le persone che generano queste emissioni devono essere consapevoli e pagare il prezzo per la generazione di tali emissioni. Questo è in definitiva il modo in cui si risolve il problema. Abbiamo l'opportunità di produrre combustibili a basse emissioni di carbonio, ma le persone non sono disposte a spendere i soldi per farlo". Secondo Woods, occorre una tassa sul carbonio.

Sicuramente il passaggio alle fonti pulite ha un costo, e anche elevato. Ma quello che Woods pare ignorare è che non agire ha un costo ancora più alto. Anche considerando solo l’aspetto economico, tralasciando quelli etici e sociali.

Mentre rigira la frittata e fa sostanzialmente del gaslighting verso tutti gli altri, Woods pare ignorare il ruolo che aziende come quella che dirige, che realizzano profitti superiori al Pil di molti Stati, hanno nel poter prendere decisioni e indirizzare la politica e l’economia verso una strada piuttosto che un’altra.

Un dejà vu che riporta alla mente l’ultima Cop28, la conferenza sul clima che si è tenuta lo scorso novembre: il più grande consesso mondiale finalizzato a ridurre ed eliminare le fonti fossili per contrastare il riscaldamento globale, ospitato da una nazione che si regge sul petrolio e guidato dal ceo dell’azienda petrolifera del Paese. Non è un caso che, nonostante molti proclami, nel concreto si siano anche stretti accordi basati sull’oro nero.

Decarbonizzare è necessario, ammette (ora) la Exxon

A onor del vero Woods ammette che decarbonizzare e ridurre le emissioni è necessario, e sostiene che la – lunga – storia di scandali che hanno investito la Exxon, accusata di minimizzare o negare la crisi climatica e di contrastare le politiche per porvi rimedio, anche attraverso il greenwashing, appartenga ormai al passato e quindi che non ci sia bisogno di continuare a parlarne.

Il ceo della Exxon spiega che ora l’azienda è impegnata su vari fronti per ridurre le emissioni di gas serra ed arrivare al net zero entro il 2050. Tra questi, le tecnologie nascenti come la cattura del carbonio e i combustibili a idrogeno. Ma andrebbe anche detto che i piani di espansione di ExxonMobil e di altre compagnie petrolifere sono ancora basati soprattutto sui combustibili fossili. Insomma, queste aziende fanno ancora troppo poco.

Investimenti non remunerativi

Un altro punto importante toccato da Woods è che, spiega, investire in maniera massiccia nelle energie rinnovabili non rende utili adeguati agli investitori. Quindi al momento, pur riconoscendo la necessità della transizione, “semplicemente non la vediamo come un uso appropriato delle capacità di ExxonMobil". Nemmeno se si beneficiano di aiuti statali, perché questa ‘’non è una strategia sostenibile a lungo termine”.

Forse non è un caso, ma l’intervista arriva mentre Exxon è in causa contro alcuni cosiddetti ‘azionisti attivisti’, nello specifico società di investimenti etici e ambientali che mirano a spingere l’azienda ad adottare standard ambientali più severi. L’opinione di Woods è netta: "Vogliamo soddisfare gli azionisti che sono veri investitori, che hanno interesse a vedere questa società riuscire a generare un ritorno sui loro investimenti", afferma. "Non sentiamo una responsabilità nei confronti degli attivisti che dirottano quel processo... e, francamente, abusarne per promuovere un'ideologia".

Secondo la Exxon, infatti, gli azionisti attivisti vorrebbero costringere Exxon Mobil a cambiare la natura del suo business, che sarebbe quella di estrarre e commercializzare petrolio, gas naturale e altri combustibili fossili.

Il ruolo dei consumatori

Le parole di Woods sono irritanti e scomode, anche se il ceo precisa più in generale che “le politiche che vengono messe in atto non sono abbastanza aggressive e non incentivano il giusto tipo di azioni per avere successo". Però contengono un minimo di verità, ovvero quella per cui i comportamenti di ognuno sono importanti per la riduzione delle emissioni. Questo tema non è toccato nell’intervista a Fortune, ma mantenere lo stile di vita attuale, è sempre più evidente, è ormai insostenibile.

Tuttavia, dal discorso di Woods una cosa emerge sicura: la transizione energetica è puramente una questione di denaro, e della volontà di chi ha in mano il pallino per tirare e fare il gioco. Governi, compagnie ed aziende, persone normali: ognuno col proprio peso specifico.

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