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Da Ups a Ibm, la stretta sul lavoro tra licenziamenti e fine smart working

30 gennaio 2024 | 18.57
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Si esaurisce la spinta dell'era Covid mentre l'intelligenza artificiale inizia a 'bruciare' posizioni

Intelligenza artificiale
Intelligenza artificiale

Doveva essere l'inizio di una rivoluzione. Il mondo del lavoro, si diceva, sarebbe uscito dalla pandemia Covid con nuove opportunità, un paradigma diverso, e un approccio profondamente cambiato. Invece, le vecchie abitudini sono tornate più rapidamente del previsto. Dai licenziamenti di un colosso della logistica come UPS, che si legano a quelli già annunciati in buona parte del mondo tech e della finanza, alla fine dello smart working, bruscamente imposto anche da un altro colosso come IBM, si riavvolge il nastro e si riparte da dove eravamo rimasti prima dello sconvolgimento del 2020-2022. Al calo del profitto corrisponde una immediata correzione con i tagli del personale e la presenza negli uffici torna a essere un requisito imprescindibile.

UPS, piano di risparmi da 1 mld e 12mila tagli

Ups prevede di tagliare 12.000 posti di lavoro nell'ambito di un piano di risparmi di 1 miliardo di dollari. I licenziamenti elimineranno circa il 2,4% della sua forza lavoro globale, che ammonta a circa 495.000 unità, e circa il 75% dei tagli sarà effettuato entro giugno e non saranno ripristinati, ha fatto sapere il gruppo. "È un cambiamento nel modo di lavorare", ha dichiarato il direttore finanziario Brian Newman, secondo i media americani. La conseguenza è che le persone che escono oggi non saranno reintegrate domani. A pesare sulle scelte di Ups il calo del fatturato a 24,9 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2023, -7,8% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, per effetto di un indebolimento della domanda. Ma anche l'aumento del costo del lavoro dopo l'accordo con il sindacato dei Teamsters che prevedeva aumenti fino al 55% in cinque anni per alcuni lavoratori.

IBM, addio al lavoro da remoto

L'idea di poter lavorare ovunque, a prescindere dalla distanza da un posto di lavoro, ha alimentato una narrazione universale dello smart working come soluzione definitiva per la conciliazione tra vita privata e vita professionale. Anche molte grandi aziende, sull'onda dei risultati ottenuti durante la pandemia, hanno teorizzato una sostanziale emancipazione dall'ufficio. Oggi però si sta tornando bruscamente indietro. E' di oggi la notizia di un vero e proprio ultimatum lanciato da IBM ai suoi manager negli Stati Uniti: con una lettera, resa nota da Bloomberg, sono stati avvertiti che devono presentarsi in sede o presso la sede di un cliente almeno tre giorni a settimana e che devono portare la loro residenza vicino alle sedi dell'azienda. Se non accettano e non si adeguano entro 7 mesi, possono trovarsi un altro lavoro.

Su tutti e due i fronti pesa l'impatto dell'AI

C'è un fattore che tiene insieme le due notizie, i licenziamenti di UPS e la fine dello smart working in IBM: è l'impatto dell'intelligenza artificiale. Da una parte inizia a 'bruciare' posti di lavoro, a maggior ragione in un settore facilmente permeabile dall'AI come la logistica. Dall'altra, rende superflue proprio quelle mansioni che si possono più facilmente svolgere da remoto, rendendo funzionale l'utilizzo dei manager nelle posizioni che richiedono invece la presenza fisica. Se l'emergenza legata alla pandemia Covid ha promesso una rivoluzione che non si è completata, l'intelligenza artificiale inizia a farne un'altra che rischia di cambiare profondamente il lavoro a livello globale. (Di Fabio Insenga)

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