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Fusioni fra banche popolari, Resti: "Le prime entro l'estate ma è un processo lungo"

29 aprile 2015 | 17.14
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Lo scenario dell'economista della Bocconi sul consolidamento nel settore: "Il cambiamento ci sarà, con una ragionevole discontinuità" ma "per conservare lo spirito delle popolari serve un azionariato illuminato" anche se "resta un esercizio difficile"

Andrea Resti, università Bocconi
Andrea Resti, università Bocconi

"Prevedo entro la fine dell'estate i primi annunci ma è un processo destinato a prolungarsi nel tempo: serve prima la completa trasformazione in spa, con i relativi marchingegni di governance che vanno messi in campo, poi arriveranno le aggregazioni". E' lo scenario per il consolidamento fra le popolari che prospetta con l'Adnkronos Andrea Resti, professore di Economia degli Intermediari Finanziari dell'Università Bocconi.

Un consolidamento che prospetta anche rischi accanto alle opportunità. "Le assemblee delle popolari sono gelose dell'autonomia e del legame con il territorio e si sono mostrate in passato spesso arcigne nel valutare operazioni di integrazione, anche operazioni immaginate dal management e poi sconfessate", ricorda l'economista. Per poi avvertire: "nelle spa c'è il rischio opposto, che un piccolo nocciolo di soci possa ottenere l'approvazione in assemblea di un progetto non metabolizzato e e non analizzato in tutti i suoi rischi".

Il cambiamento, comunque, "ci sarà, con una ragionevole discontinuità". E in questo scenario, evidenzia ancora Resti, "per conservare lo spirito delle popolari serve un azionariato illuminato" anche se "resta un esercizio difficile, perché quando entrano altri investitori si deve guardare soprattutto alla capacità de generare reddito".

Un ruolo importante lo gioca anche la Banca d'Italia. "Non è un mistero l'Autorità di vigilanza abbia sul tavolo dossier spinosi ma è anche chiaro che ci possano essere aggregazioni sicuramente benefiche per il convitato più debole ma che sia necessario verificare se il vantaggio c'è anche per il soggetto più forte", ragiona Resti. Così come, ma l'economista non lo dice esplicitamente, è evidente che anche in casa Bce l'aspettativa sia quella di arrivare a un consolidamento che abbassi la soglia di rischio per tutte le 120 banche vigilate.

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