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Mo: attacco a Gaza e silenzio Paesi arabi, si indigna solo la Giordania

10 luglio 2014 | 16.50
LETTURA: 4 minuti

I palestinesi della Striscia sono di nuovo sotto i bombardamenti israeliani e temono un attacco via terra. A differenza di quanto avvenuto in passato, questa volta la protesta dei Paesi arabi vicini non si è fatta sentire con forza. E' un "approccio in sordina". L'ex premier libanese Selim Hoss chiede: "Perché questo silenzio mentre i palestinesi sono vittime di un genocidio?".

Mo: attacco a Gaza e silenzio Paesi arabi, si indigna solo la Giordania

I palestinesi della Striscia di Gaza sono di nuovo sotto i bombardamenti israeliani e temono un attacco via terra. A differenza di quanto avvenuto in passato, questa volta la protesta dei Paesi arabi vicini non si è fatta sentire con forza, questa volta i responsabili dei Paesi arabi e i media ufficiali hanno adottato -come scrive l'agenzia di stampa Dpa- un "approccio in sordina". "Dove sono i Paesi arabi? Perché questo silenzio mentre i palestinesi sono vittime di un genocidio?", ha affermato l'ex premier libanese Selim Hoss.

La Lega Araba ha chiesto e ottenuto la convocazione di una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il segretario generale dell'organizzazione panaraba, Nabil al-Arabi, ha chiesto all'Onu di "adottare misure necessarie per fermare l'aggressione israeliana contro la Striscia di Gaza". Ma gli osservatori non si aspettano grandi risultati dalla riunione in corso. Il bilancio della 'Operazione confine protettivo' parla di 80 palestinesi uccisi, compresi donne e bambini. Razzi lanciati da Gaza continuano a cadere in terra israeliana.

Il silenzio dei Paesi arabi contribuisce solo a sottolineare quanto Hamas abbia perso agli occhi dei Paesi vicini, in molti dei quali sono stati messi al bando i Fratelli Musulmani. La Giordania, unico Paese arabo insieme all'Egitto ad aver firmato un trattato di pace con Israele, ha rivolto allo Stato ebraico un appello a mettere fine "immediatamente" ai raid contro la Striscia di Gaza. Il portavoce del governo di Amman, Mohammad Momani, ha affermato che i raid in risposta al lancio di razzi da Gaza sono un atto "barbaro".

Nelle ultime ore centinaia di manifestanti si sono radunati di fronte all'ambasciata israeliana nel regno hascemita, dove metà della popolazione ha origini palestinesi, per una protesta contro Israele. La protesta è degenerata in violenza quando la polizia giordana è intervenuta per disperdere i presenti che avevano cominciato a lanciare sassi contro la rappresentanza diplomatica. Una decina di persone sono state arrestate.

Dal Cairo Ahmed el-Tayeb, grande Imam di al-Azhar, la massima istituzione dell'Islam sunnita, ha denunciato una "aggressione barbara e brutale di Israele contro Gaza". Il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi, protagonista lo scorso anno della destituzione del presidente Mohamed Morsi (espressione dei Fratelli Musulmani), è stato invece più 'mite': con una nota ha fatto sapere che sta tentando di mediare colloqui tra Israele e Hamas e di aver parlato della situazione con il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon. Lo scorso anno, in Egitto, i Fratelli Musulmani sono stati dichiarati "organizzazione terroristica" e molti esponenti del movimento sono in carcere.

L'Arabia Saudita, sottolinea la Dpa, ha fatto negli ultimi anni un passo indietro rispetto a Hamas per il suo giudizio negativo riguardo i movimenti dell'Islam politico. Anche dalla Siria, dove il movimento di resistenza islamico aveva il suo ufficio politico prima del 'trasloco' in Qatar, non è arrivato nessun commento. Hamas nei mesi scorsi ha espresso la sua solidarietà ai gruppi ribelli che combattono nel Paese arabo contro le forze di Bashar al-Assad.

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