(Aki) - La Libia e' "il primo arsenale" a cui attingono i gruppi jihadisti attivi nel nord del Mali. E' quanto ha rivelato al sito di notizie mauritano 'Sahara Media' Omar Abdel Rahmane, esponente del Movimento nazionale di liberazione dell'Azawad (Mnla), che due anni fa diede il via a una guerra contro il governo di Bamako spianando di fatto la strada alla presa del controllo della regione da parte delle sigle estremiste islamiche. Per fermare la loro avanzata, la Francia ha lanciato nel 2013 l'operazione Serval, intervento coadiuvato dalla Minusma, la task force dell'Onu per la stabilizzazione del Paese, e a cui hanno aderito anche i tuareg laici dell'Mnla.
"I depositi libici e quelli dell'esercito maliano sono i principali fornitori di armi" per gli estremisti islamici nel nord del Mali, ha detto Abdel Rahmane. Quando ai finanziamenti, "provengono totalmente dagli introiti del petrolio e del gas arabi", ha aggiunto, precisando che l'afflusso di armamenti dalla Libia "e' incrementato notevolmente negli ultimi mesi. Armi e munizioni - ha sottolineato - vengono trasportati via aerea e via terra da Tripoli verso il sud della Libia sotto la copertura di attivita' umanitarie".
Per Abdel Rahmane, il cui movimento aveva dichiarato l'indipendenza dell'Azawad dal governo centrale di Bamako il 6 aprile 2012, la presenza dei gruppi jihadisti nella regione "e' una vera tragedia e una catastrofe", precisando che "i militari maliani sono piazzati vicino alle basi di questi gruppi, ma sono troppo codardi anche solo per pensare di combatterli", mentre l'Mnla "non riceve alcun tipo di sostegno, ne' materiale e ne' morale o politico, nella sua lotta contro questi criminali".
