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Direttore medico sopravvissuto ad assalto di Hamas: ''In ospedale 7 giorni su 7 per colmare vuoto''

''Per 13 ore sotto assedio, ho visto morire amici e vicini. Ora curo i soldati feriti a Gaza, che vogliono tornare a combattere il prima possibile. Difficilissimo dormire''

Direttore medico sopravvissuto ad assalto di Hamas: ''In ospedale 7 giorni su 7 per colmare vuoto''
07 dicembre 2023 | 16.45
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Sono due mesi che non riesce a dormire Ron Lobel, direttore dei Servizi di emergenza del Barzilai Medical Center di Ashkelon, 17 chilometri dalla Striscia di Gaza. Due mesi che lavora in ospedale sette giorni su sette, senza mai fermarsi, per cercare di ''riempire, aiutando il più possibile gli altri, il vuoto'' lasciato dal massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso, per cercare di ''gestire il peso di quelli che sono stati ammazzati mentre io sono sopravvissuto''. Lobel, 73 anni, dice ad Adnkronos di sentirsi ''vivo per miracolo'' e di ''non riuscire a capire perché abbiano evitato la mia casa, abbiano ucciso i miei vicini, i miei amici e non siano entrati da noi''. La sua abitazione nel villaggio di Netiv Hasara, uno dei primi a essere attaccato da Hamas, ''dista 300 metri dal confine con la Striscia di Gaza'' e lì, durante l'assalto, è stato ''per 13 ore chiuso nel rifugio insieme alla mia famiglia pregando che non entrassero mentre sparavano tutto intorno. Fino a quando le Idf non ci hanno liberato''. A quel punto è corso in ospedale dove c'era ''un'emergenza mai vista, duecento feriti arrivati solo nelle prime due ore di sabato, il 25 per cento dei quali non è sopravvissuto alla giornata''.

Ora ''quando sono in ospedale sto meglio, ho deciso di non riposare mai'', ma ''la notte è il momento più difficile. A volte riesco a dormire assumendo farmaci, altre nemmeno con quelli''. I ricordi vanno alla ''mia cara amica, che mi ha mandato un messaggio whatsapp durante l'assalto. Poi un altro, per dirmi che i terroristi di Hamas erano entrati in casa sua. Poi più nulla. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato tre giorni dopo''. Da medico, un altro ricordo che torna alla mente di Lobel è quando ''mentre ero in rifugio mi hanno chiamato dall'ospedale per dirmi che c'erano 50 morti e mi sembrava terribile. Solo giorni dopo abbiamo scoperto il vero numero delle vittime e quel momento è stato difficilissimo''. Come quando ''ho scoperto che miei amici erano stati massacrati''. O quando ''ho visto il video delle atrocità commesse nel kibbutz Be'eri, quelle immagini tornano sempre''.

'soldati feriti vogliono tornare prima possibile a combattere a Gaza'

Per scacciarle, Lobel lavora, cura feriti, gestisce le emergenze. Il suo ruolo è proprio quello, preparare l'ospedale a situazioni di emergenza, a disastri, all'arrivo di feriti in massa. ''Ora il 90 per cento dei feriti sono soldati dalla Striscia di Gaza. Ma esplodono anche razzi ad Ashkelon'', racconta. ''La maggior parte sono ferite trattabili, ma ci sono anche soldati gravi e alcuni che non ce la fanno, muoiono'', afferma. Le testimonianze dei militari feriti vengono raccolte soprattutto degli psicologi. ''La maggioranza non racconta, chi parla lo fa con gli psicologi, con i social worker. A me - racconta il medico - dicono che vogliono essere curati in fretta per poter tornare, il prima possibile, nel loro reggimento e nella loro unità per rientrare a combattere nella Striscia di Gaza''.

Da medico, Lobel analizza ''l'esssere umano, è in grado di superare qualsiasi trauma''. E quindi ''ci riuscirà anche questa volta, ci riusciremo anche questa volta. Per alcuni ci vorranno settimane o mesi, per altri ci vorranno anni. Ma la vita continua. Abbiamo dei figli, dei nipoti. C'è un futuro avanti a noi'', conclude.

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