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Egitto, lo scrittore al-Aswani: "La rivoluzione continua e alla fine vincerà"

25 gennaio 2021 | 20.49
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'Sono ottimista, il futuro è dalla nostra parte'

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In Egitto ''la Rivoluzione sta continuando'' e alla fine vincerà perché ''il futuro è tutto dalla nostra parte''. Ne è convinto lo scrittore egiziano Alaa al-Aswani, autore del bestseller 'Palazzo Yacoubian' e dell'ultimo 'La dittatura. Racconto di una sindrome', editi in Italia da Feltrinelli. Intervistato al telefono dall'Adnkronos, dalla sua casa di New York dove vive dopo essere stato costretto a lasciare l'Egitto, ricorda che ''i 18 giorni della Rivoluzione sono stati i giorni migliori della mia vita. Ricordo tutto come fosse ora''. Sono passati dieci anni dal 25 gennaio del 2011, dieci anni dalla Rivoluzione iniziata in piazza Tahrir in centro al Cairo e che ha portato alla deposizione di Hosni Mubarak, al potere da 30 anni. Ma ''la rivoluzione sta continuando, non è terminata, la rivoluzione viene portata avanti dalle persone che ne tengono vivo il sogno'', ha detto lo scrittore. Sull'esito di una rivoluzione costata la vita a molti e per la quale in molti sono stati costretti all'esilio e dietro le sbarre, al-Aswani si dice ''assolutamente ottimista. E lo sono perché ho letto la storia, se non lo avessi fatto sarei pessimista e penserei che va tutto malissimo''. Ma la storia insegna che ''le rivoluzioni hanno bisogno di tempo e non c'è una sola rivoluzione nella storia che sia stata sconfitta''.

Lo scrittore egiziano nato al Cairo 63 anni fa, che della Rivoluzione ha parlato anche nel romanzo 'Sono corso verso il Nilo', cita ad esempio la Rivoluzione russa e quella francese. ''La rivoluzione russa ha avuto successo nel 1917, ma se analizziamo i fatti vediamo che è iniziata nel 1825 con i movimenti rivoluzionari chiamati 'di dicembre' perché sono iniziati nel mese di dicembre. Dal 1825 al 1917 la rivoluzione è andata avanti e ci sono stati movimenti rivoluzionari e oppressioni da parte del regime dello zar. La rivoluzione cercava di cambiare il regime e alla fine ce l'ha fatta'', ha dichiarato.

''Per la Rivoluzione francese è stato lo stesso. Dopo 10 anni dal'inizio della rivoluzione in Francia la situazione era catastrofica, venivano tutti uccisi, giustiziati. Dopo di che c'è stato l'imperatore Bonaparte e dopo ancora la famiglia reale è tornata al potere, ma alla fine la rivoluzione ha avuto la meglio. Per cui se si legge la storia si resta ottimisti, come lo sono io, sulla rivoluzione in Egitto'', ha proseguito.

Il presidente egiziano Abdel Fattah ''al-Sisi, che è salito al potere con una controrivoluzione, vede i giovani come il nemico numero uno''. Ma quello che attua una rivoluzione ''non è un cambiamento politico, ma culturale''. Per cui ''gli egiziani di oggi non sono gli egiziani che vivevano sotto Mubarak'' e ''questo cambiamento non può essere fermato'', ha proseguito.

''Il 65 per cento della popolazione egiziana ha meno di 35 anni. Per cui parliamo di una nazione giovane e questi giovani che hanno fatto la rivoluzione restano impegnati, continuano a sognare e sono loro che vengono considerati il nemico numero uno dal regime di al-Sisi, salito al potere con una controrivoluzione. Lui ha mandato in prigione decine di migliaia di giovani, o li ha costretti all'esilio, o a vivere in Egitto sotto una grande pressione. Ma questo non durerà, non continuerà perché il futuro è tutto dalla nostra parte e non dalla parte della controrivoluzione'', ha dichiarato l'autore.

Sul cambiamento apportato dalla rivoluzione egiziana in dieci anni, al-Aswani precisa che ''di base, la rivoluzione non porta a un cambiamento politico. Non dobbiamo commettere questo errore. Perché un cambiamento politico può essere ottenuto tramite riforme, ma quello che attua la rivoluzione è un cambiamento profondo del modo di pensare, della visione della vita. Gli egiziani di oggi non sono più gli egiziani che conoscevamo sotto Mubarak''.

Il cambiamento di cui parla al-Aswani è ''fondamentale e profondo. Di conseguenza, le persone non considerano più l'autorità come indiscutibile, vedono la religione come tale, danno valore ai diritti delle donne. Abbiamo un nuovo modo di pensare e una nuova visione della vita. E questo non può essere eliminato''. Per al-Aswani ''questo è qualcosa che al-Sisi non concepisce e non accetta'', ma ''si può uccidere, si può reprimere, ma questo nuovo modo di vivere e di pensare non potrà mai toglierlo nessuno''.

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