A denunciare il fenomeno è l'Anammi, l'Associazione nazional-europea degli amministratori d'immobili, sulla base di numerose segnalazioni giunte dai suoi 13mila iscritti.
Un numero crescente di condomini evita di partecipare alle assemblee di condominio, con l'intento di far mancare il numero legale e bloccare i lavori di manutenzione straordinaria, quindi non preventivata. In pratica, si diserta la riunione condominiale per non deliberare spese necessarie ma impreviste. A denunciare il fenomeno è l'Anammi, l'Associazione nazional-europea degli amministratori d'immobili, sulla base di numerose segnalazioni giunte dai suoi 13mila iscritti.
“La tendenza all'assenteismo in assemblea condominiale - afferma il presidente, Giuseppe Bica - non è un semplice fatto di colore, ma un escamotage sempre più utilizzato per sfuggire la possibilità di spese di un certo importo”.
Per manutenzione straordinaria, si intendono infatti i lavori che non rientrano in quelli già previsti annualmente e ricompresi nella quota condominiale: in pratica, le riparazioni e le sostituzioni legate a guasti e al logorio del tempo, che possono coinvolgere tutte le parti comuni, dall'ascensore alla facciata dell'immobile. “Proprio perché impossibili da prevedere - precisa il leader dell'Anammi - questi interventi possono rappresentare spese importanti e, in tempi di crisi, sempre più spesso la soluzione dell'italiano medio è quella di sottrarsi alla spesa non partecipando all'assemblea”.
Il fenomeno sociale ha assunto dimensioni significative nella grandi città, dove il costo della vita è maggiore, e nei quartieri più eleganti dei centri urbani. “La gente non vuole far sapere che ha problemi di liquidità - spiega Bica - e il più delle volte si tratta di condomini con un buon tenore di vita, ma che non ce la fanno a sostenere le spese di edifici storici, molto costosi da mantenere. Quando si vedono arrivare l'avviso di un'assemblea in cui si propone di deliberare sulla sostituzione di un'autoclave o dell'ascensore, la reazione è di non farsi vedere, guardandosi bene dall'avvisare l'amministratore”.
La maggioranza richiesta per l'approvazione, infatti, è qualificata: la maggioranza degli intervenuti e almeno un terzo dei millesimi. “Bastano pochi assenti e il requisito dei millesimi salta”, fa notare il presidente dell'Associazione.
La conseguenza è un super-lavoro per il professionista condominiale, che raccoglie preventivi, presentazioni tecniche e documentazione, per poi ritrovarsi in assemblea senza il quorum necessario per una votazione definitiva.
“Amministrare in tempi di crisi - commenta il numero uno dell'Anammi - è già difficile, così diventa impossibile. E in quel microcosmo complesso che è il condominio cresce la tensione”. Ad aggravare tale tendenza, si aggiunge il fenomeno della morosità, che riguarda il 25% della popolazione condominiale.
L'espediente anti-spese, tra l'altro, non è soltanto sbagliato, ma controproducente. “Non si può dilazionare tutto: si può rimandare un lavoro - stigmatizza il presidente dell'Associazione - come la tinteggiatura di parti comuni, ma non la sostituzione o riparazione di un impianto fondamentale. Non dimentichiamoci, poi, le ricadute sulla sicurezza dell'edificio e i possibili danni a cose e persone che ne possono derivare. Insomma, dalla manutenzione straordinaria si rischia di passare all'urgenza improrogabile”.
Cosa fare, in questi casi? “Consigliamo di affrontare il problema - suggerisce il presidente Bica - insieme all'amministratore. In assemblea ci si confronta sui preventivi e sulle possibilità di risparmio ed è più agevole trovare una soluzione condivisa e il più possibile indolore”.