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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

23 luglio 2014 | 09.37
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Bonanni: "Oggi più che mai il sindacato è ad un bivio della propria storia: o sa accettare la sfida della economia globalizzata, oppure il paese si priverà dell'apporto prezioso anche di uno degli ultimi soggetti che in altre congiunture gravi ha garantito stabilità al sistema economico e sociale".

Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

"La complessa vicenda Alitalia- Ethiad sta mettendo a nudo ancora una volta tutte le contraddizioni ed i ritardi culturali del sindacalismo italiano di fronte al cambiamento del nostro sistema economico. Oggi più che mai il sindacato è ad un bivio della propria storia: o sa accettare la sfida della economia globalizzata, oppure il paese si priverà dell'apporto prezioso anche di uno degli ultimi soggetti che in altre congiunture gravi ha garantito stabilità al sistema economico e sociale. Non si ottengono posti di lavoro e condizioni salariali convenienti senza aziende solide e produttive". Così scrive, si legge su 'Il Sole 24 Ore', il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni.

"Io penso, con molta umiltà ma altrettanta determinazione -fa notare- che il sindacato abbia bisogno autonomamente di rivedere i propri modelli culturali, la sua organizzazione e la sua capacità di rappresentare i reali bisogni della società italiana. A cominciare proprio dalle istanze dei giovani, che oggi alle prese con la precarietà del lavoro, sono i primi a non comprendere i comportamenti e il linguaggio del sindacato".

"Riguardo alle politiche del personale, non affronta le due questioni centrali: il ricambio generazionale e la valorizzazione giuridica ed economica dei dipendenti pubblici attraverso il rinnovo dei contratti scaduti ormai da cinque anni". Così, in un'intervista a 'Italia Oggi, il segretario generale della Confsal Marco Paolo Nigi riferendosi al decreto legge 90 del 2014. "Alla base del provvedimento -osserva- non intravediamo nessun chiaro progetto politico di riforma organica della Pa".

Da troppo tempo stiamo cercando di curare i sintomi e non la malattia. Curare la malattia significa soprattutto incidere sulle crisi sui conflitti, che generano migliaia di rifugiati". Così, in un'intervista a 'Avvenire', la presidente della Camera Laura Boldrini. "Il Mediterraneo -aggiunge- non è solo un'enorme tomba a cielo aperto, ma anche il luogo dove vengono compiute violenze indicibili e crudeltà inaudite. Dobbiamo essere fieri come italiani che la Marina, la Capitaneria di Porto, la Guardia di Finanza e altre istituzioni nazionali siano in campo per salvare vite umane. Ma questo non basta più: servono iniziative coordinate a livello internazionale".

"Dobbiamo strappare i richiedenti asilo dalle grinfie dei trafficanti", sottolinea la presidente della Camera, ad esempio,"vagliando le domande di asilo nei Paesi di transito e trasferendo poi coloro che hanno bisogno di protezione verso altri Paesi, anche attraverso programmi di reinsediamento". Ma si può anche pensare "a permessi di soggiorno temporanei, legati alla durata delle emergenze, misura prevista da una direttiva europea ancora non attuata".

C'è infine il discorso del pattugliamento e del salvataggio in mare: "accanto a Mare Nostrum dovrebbero partire iniziative analoghe: l'ideale sarebbe che l'agenzia europea Frontex, nata per il controllo delle frontiere esterne, includesse nel suo mandato anche il salvataggio. E sarebbe un'ottima idea quella di creare una figura unica di coordinamento a livello dell'Unione europea per le azioni di salvataggio in mare", conclude Boldrini.

"Per molte amministrazioni la situazione finanziaria è estremamente precaria ma pochi si rendono conto che i Comuni in questi anni hanno affrontato sacrifici maggiori dello Stato centrale o delle Regioni". Così, in un'intervista a 'La Repubblica, Piero Fassino presidente Anci. "E' giustificato che ci siano trattamenti ad hoc -ammette- con prestiti del governo e misure per evitare di forzarle a dichiarare dissesto. E' comprensibile, ma a una condizione: devono esserci anche dei vincoli finanziari che garantiscano che tra uno o due anni Roma o Napoli non si trovino di nuovo nella situazione di prima, obbligate a chiedere un altro aiuto straordinario"

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