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Antonio Marras omaggia Eleonora d’Arborea, eroina di tutte le donne

21 febbraio 2024 | 21.11
LETTURA: 2 minuti

Lungo racconto per lo stilista sardo, per la sua collezione autunno-inverno 2024/2025, si ispira all'ultima regnante indigena della Sardegna che tra il 1300 e il 1400 si batteva contro la violenza sulle donne

Tre dei look della sfilata di Antonio Marras fw 2024/2025
Tre dei look della sfilata di Antonio Marras fw 2024/2025

Una torre avvolta da piante rampicanti, come le molte torri che si usavano per recludere nel Medioevo le donne ribelli, disobbedienti o che semplicemente rifiutavano di sposarsi. E la voce di Filippo Timi che incalza: “Eleonora, dove sei?”. Parte dalla spettacolare scenografia il lungo racconto di Antonio Marras per la sua collezione autunno-inverno 2024/2025, ispirata alla figura di Eleonora d’Arborea, ultima regnante indigena della Sardegna che tra il 1300 e il 1400 riuscì a radunare sotto un’unica bandiera le diverse popolazioni sarde. “Eleonora aveva redatto una serie di leggi rivoluzionarie - spiega lo stilista nel backstage della sfilata - tra queste la Carta de Logu, secondo la quale se una donna veniva violentata doveva essere risarcita dall’uomo che l’aveva stuprata ma, soprattutto, se lei non fosse stata d’accordo non lo avrebbe mai sposato. L’aspetto straordinario di questa donna è la sua apertura mentale per i tempi, e la capacità che ha avuto di essere una donna di legge, di farla rispettare”.

Un aspetto che ha colpito molto lo stilista sardo: “Eleonora era una donna che cavalcava, che andava a caccia, appassionata di falchi sardi, che erano i più richiesti in tutte le corti europee - racconta - infatti ci sono due attori straordinari, Filippo Timi e Anna Della Rosa che impersonano Eleonora d’Arborea e il suo falconiere. Abbiamo immaginato questa relazione tra i due, che non sappiamo se si sia consumata, ma c’era un legame molto forte”.

In passerella il racconto è teatrale. Una miscellanea alla Marras maniera, con cappe piercing (lo stesso che ironicamente sfoggia al naso lo stilista nel backstage), elmetti che richiamano quelli medievali in cotta di maglia, check su abiti, giacche e kilt scozzesi, lunghe cinghie sugli anfibi, abiti patchwork tenuti insieme da tanti piccoli piercing. Ci sono pezzi scenografici, come l’uscita finale, un abito da sposa con una maxi corolla floreale o quello con la manica armatura. Non mancano abiti maschili con cravatta e pantalone a vita altissima, grandi cappe, cappotti e colli che fanno da protezione e hanno un vago rimando al Medioevo. Tanti i broccati ricamati, damaschi a motivi floreali, lane dipinte o spalmate d’oro, trecce e intarsi. E poi le camicie bianche.

“Ho lavorato su materiali compatti come panni , cachemire e tessuti super fluidi - dice Marras - Immagino come sempre una Sardegna tormentata e scossa dal vento quindi sono indumenti in movimento”. Non mancano pizzi romantici. “Io credo sia fondamentale avere una donna con una deriva verso un lato più intimo e privato che poi mostra in maniera discreta e non sfacciata”. (di Federica Mochi)

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