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Ingresso del Pd nel Pse, per i sondaggisti non influenza il consenso elettorale

01 marzo 2014 | 19.35
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Ingresso del Pd nel Pse, per i sondaggisti non influenza il consenso elettorale

L'abbraccio con i Socialisti europei è una scelta politica, ed era nell'aria da tempo, ma non sposta numeri sul pallottoliere dei consensi. I sondaggisti interpellati dall'Adnkronos concordano nel sostenere che l'ingresso del Pd nel Pse ''è ininfluente'' sull'appeal che il partito traghettato da Matteo Renzi ha sugli elettori.

Varcare la soglia del Pse, sottolineano gli analisti politici, è solo il termine del lungo viaggio fatto dal Pds-Ds, che oggi ha portato il Partito democratico a scegliere definitivamente la sua nuova famiglia in Europa.

''Gli italiani non si interessano dell'Europa - spiega Nicola Piepoli, presidente dell'omonimo istituto - per cui l'ingresso del Pd nel Pse non aiuta né danneggia dal punto di vista del consenso elettorale: è come un buon bicchiere d'acqua preso al mattino, a digiuno'', dipinge l'immagine Piepoli. Il Partito democratico, fa notare il sondaggista, ''da sempre è ideologicamente nel Pse. E' il Pd, piuttosto, che ha cambiato vari nomi. Ma il Pse è il centrosinistra europeo e quindi il posto giusto per la collocazione politica dei democratici''.

L'istituto Piepoli vede però il ''partito di Renzi in crescita: ora è al 34% dei consensi, una cifra che non toccava dai tempi di Veltroni. E' come se avesse guadagnato 10 anni, e l'effetto Renzi a Palazzo chigi vale almeno un paio di punti''.

Nelle rilevazioni di Piepoli, ''il centrodestra è sceso lievemente, portandosi nel suo complesso al 35-36%, mentre il centrosinistra va a quota 37-38%''.

Anche per Antonio Noto, direttore Ipr marketing, l'ingresso del Pd nel Pse non avrà una rilevante storia degli effetti nelle urne. ''Il consenso al Pd - spiega infatti il sondaggista - non è influenzato dalla sua adesione al Pse, come non lo sarebbe stato se avesse scelto di aderire ad altri gruppi''. Guardando avanti, alle prossime elezioni europee, ''il dato si mostra ugualmete ininfluente: se il Pd è ufficialmente entrato nel Pse, gli elettori vedono però lontana l'Europa''. Perciò, rimarca il direttore di Ipr marketing, ''appassiona più come si posizionerà il Pd rispetto all'Europa, ad esempio su una questione chiave come quella dei vincoli di bilancio''.

Quanto alle attuali percentuali, per Noto ora il ''Pd è al 29,3%. Era sopra il 30% prima della staffetta. Il cambio Letta-Renzi a Palazzo Chigi è costato 2.3 punti al partito, non ancora recuperati''.

''L'ingresso nel Pse è una questione scontata -dice Maurizio Pessato, presidente Swg - e non influenzerà molto i consensi. Il bipolarismo fa sì che il Pd, ora al 30% dei consensi, stia in quell'alveo politico''. Ma la scelta ''forse dà più libertà a quelli che vogliono votare una sinistra con una identità più forte''.

Dello stesso avviso Renato Mannheimer. ''Il Pd è in leggera ripresa - spiega il presidente dell'Ispo - ma il suo ingresso nel Pse è poco influente, perché gli elettori non guardano a questi aspetti. Appartenere alla famiglia del Pse è una notizia che interessa gli addetti ai lavori nell'elettorato del partito, ma - avverte l'esperto - in vista delle prossime europee conteranno più i temi interni. E giocherà il suo ruolo la campagna elettorale più che l'appartenza all'uno o all'altro gruppo in Europa''.

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