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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

06 maggio 2014 | 10.03
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Rassegna stampa: il lavoro nei quotidiani di oggi

Roma, 6 mag. (Labitalia) - "L'integrazione europea passa anche e soprattutto dal mondo del lavoro. Per favorirla dobbiamo istituire un contratto di lavoro unico, valido per tutti i Paesi". Così Alessia Mosca, deputato Pd e capolista alle Europee nel Nord-Ovest, in un'intervista a 'La Stampa'.

"Purtroppo in questi anni -spiega- molti di noi hanno usato l'Ue come capro espiatorio di tutti i mali. Ma se siamo in questa situazione è perché in passato non abbiamo fatto le riforme necessarie. E così, con l' arrivo della crisi, ci siamo rivelati più vulnerabili".

"In Germania il problema principale è l' astensionismo". E' quanto sostiene l'economista Fabio De Masi, in un'intervista a 'Il Manifesto'. Di origini italiane, ma nato e cresciuto in Germania, l' economista 34enne è uno dei candidati 'di punta' della Linke alle europee.

"Da noi non sono visibili come in altri Paesi gli effetti delle politiche della troika (Bce, Commissione Ue, Fmi), ed è difficile mobilitare per le europee il nostro elettorato tradizionale di lavoratori e disoccupati. Sopprattuto se si organizza, come fa la Linke, un voto di protesta".

"Non intendiamo focalizzarci su Merkel, ma vogliamo orientare a sinistra un sentimento generalizzato di insoddisfazione".

"Verso la Grecia per esempio, il sistema finanziario-bancario italiano era esposto a rischio per 20 miliardi, lo stesso rapporto c' era più o meno verso la Spagna, Portogallo e Irlanda. È questa la storia e l'origine della crisi dell'euro". Così, in un'intervista a 'Italia Oggi', l'ex-ministro dell'Economia, Giulio Tremonti.

"Ciò che voglio dire è che all'origine della crisi, non c'è stata l'Italia -conclude- ma gli altri, ossia non sono state la Germania e la Francia a salvarci ma sono state loro a salvarsi anche con i nostri soldi".

"Innanzitutto a nome del ministero ringrazio tutti gli insegnanti per il lavoro che fanno ogni giorno e per il ruolo fondamentale che rivestono anche in questa occasione. Però anche questa idea della protesta va ricondotta nelle sue più corrette dimensioni. Più del 70% delle scuole utilizza efficacemente i dati di dettaglio sugli esiti delle singole classi che forniamo loro. Sono pochissimi i docenti che protestano e non collaborano. Altro discorso per chi avanza critiche costruttive su specifici aspetti: di queste teniamo sempre conto e non a caso le prove Invalsi si adattano continuamente". così il sottosegretario all'Istruzione, Roberto Reggi sulle prove Invalsi.

Per Reggi "fino ad oggi le prove Invalsi hanno rappresentato l' unico elemento di valutazione del sistema, ma così non può essere, visto che misurano solo i risultati in matematica e lingua".

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