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Rifiuti: via falci e potature di aree verdi urbane? si rischia infrazione Ue

09 giugno 2016 | 12.58
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Rifiuti: via falci e potature di aree verdi urbane? si rischia infrazione Ue

Escludere dalla disciplina dei rifiuti “sfalci e potature provenienti da aree verdi urbane" potrebbe portare all’avvio di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea. A denunciarlo sono sia l'Anci, Associazionale nazionale comuni italiani, che il Cic, il Consorzio Italiano Compostatori in riferimento al collegato agricoltura, in esame al Senato, che reca, infatti una norma che muta il regime giuridico degli “sfalci e potature provenienti da aree verdi urbane” disponendo, di fatto, la loro esclusione dalla disciplina dei rifiuti.

In particolare, secondo Anci e Cic, ciò oltre a risultare in palese contraddizione con i principi sanciti dalla direttiva Europea 98/2008 sui rifiuti provocherebbe: l’azzeramento di tutto il sistema di trattamento e controllo previsto dalla vigente normativa e una criticità interpretativa soprattutto a livello di Comuni ed enti d’ambito.

In sintesi, spiega Filippo Bernocchi, delegato Anci a Energia e Rifiuti "la norma non risulta in linea con la normativa comunitaria in materia di rifiuti, abbatterebbe il livello di raccolta differenziata negli enti locali ed introdurrebbe un elemento di grande incertezza che potrà dare origine ad interpretazioni, contenziosi e/o provvedimenti sanzionatori e istruttorie penali nei confronti delle amministrazioni e dell’Italia".

Secondo Bernocchi, dunque, "è necessario stralciare la disposizione o limitarne la portata, per questo facciamo questo appello alle forze parlamentari assieme al Consorzio Italiano Compostatori”. “La nuova norma provocherebbe dapprima una confusione interpretativa delle norme e poi un’inevitabile progressiva compromissione della qualità ambientale dei terreni agricoli a causa del venir meno dei trattamenti e dei controlli su sfalci e potature che oggi vengono obbligatoriamente e puntualmente effettuati negli impianti di compostaggio" aggiunge Alessandro Canovai, presidente del Cic.

Anche in relazione ai costi ed al presunto risparmio, sottlinea Canovai, "non trovano fondamenti in quanto, i costi di trattamento per il ritiro del verde sono sotto le 25 euro/tonnellate. I paventati risparmi per i cittadini non ci saranno. Chi li raccoglierà? Chi li tratterà? Non esistono filiere alternative economicamente sostenibili". Teniamo conto che "se il verde andrà alle caldaie l’incentivo alla produzione di energia, pertanto il costo complessivo a tonnellata, sarà di gran lunga superiore. E chi paga? I cittadini, sempre".

Sia l’Anci che il Consorzio ritengono necessario perseguire gli obiettivi di estensione a tutto il territorio nazionale delle raccolte differenziate finalizzate al conseguente raggiungimento delle percentuali previste dalla normativa, rilevando che la nuova norma, al contrario, produrrebbe la drastica riduzione dell’occupazione e degli investimenti dell’intero settore del recupero dei rifiuti organici ed inoltre che il sistema proposto risulterebbe ambientalmente non sostenibile, incoerente con le normative comunitarie ed antieconomico per la collettività.

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