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Pediatria: compiti vacanze incubo per 6,3 mln alunni, costeranno 200 mln di euro

Costeranno 200 milioni di euro. Oltre 4mila sostenitori per campagna 'Basta Compiti'

Pediatria: compiti vacanze incubo per 6,3 mln alunni, costeranno 200 mln di euro
26 maggio 2015 | 11.29
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Una spada di Damocle incombe sul capo di circa 6,3 milioni di alunni. "Tanti sono quelli che, con la fine della scuola ormai alle porte, saranno costretti a fare i compiti delle vacanze. Con una spesa per le famiglie di circa 200 mln di euro tra libri e quaderni, il 5% in più rispetto all'anno passato. Gli unici salvi sono i bambini di quinta elementare e i ragazzi di terza media, mentre il 62% degli altri si trascinerà problemi, operazioni, testi, traduzioni e analisi grammaticale da giugno a settembre". A fare i conti per l'Adnkronos Salute è Italo Farnetani, pediatra di Milano che dal 2004 si batte contro i compiti delle vacanze.

"Sono inutili, perfino dannosi per i ragazzi, e costosi per le famiglie. Inoltre quasi nessuno li controlla al rientro a scuola. Ecco perché - spiega - quest'anno rivolgo un appello agli insegnanti alle prese con le ultime verifiche: non assegnate i compiti per le vacanze". E al classico consiglio sui libri da leggere o sui diari delle giornate estive da compilare, il pediatra preferisce "'allenamenti' su tablet e smartphone: sono ideali per i nativi digitali, che già sui propri profili social raccontano agli amici gli eventi più divertenti della giornata. Non sarà faticoso farlo durante le ferie, e questo stimolerà le capacità descrittive e quelle di sintesi. Soprattutto non sarà un peso per i giovanissimi, ma un divertimento".

Per Farnetani, infatti, "i compiti sono una vera piaga: un obbligo assolto con poco entusiasmo dagli alunni, sempre su stimolo dei genitori, in un momento dell'anno in cui invece dovrebbero stare all'aperto, giocare, riscoprire la natura, le amicizie, la famiglia e persino la noia. Invece temi e problemi diventano un 'tormentone' estivo per il 62% degli studenti, che se li centellina da giugno a settembre. Parliamo di 3 milioni 900 mila alunni, a cui davvero sembra che i compiti non finiscano mai".

Ai 'centellinatori' seguono i 'forzati di giugno-luglio': il 30% degli alunni "si porta avanti, per poi fare le ferie in libertà ad agosto. Ma questi ragazzi, circa 1 milione e 900 mila, rischiano di passare da soli troppi pomeriggi in città alle prese con gli esercizi, mentre potrebbero divertirsi con gli amici e godere del tempo libero in modo più proficuo". Ci sono poi gli 'agostani', circa il 2%: "Sono partiti a luglio e dunque accumulano i compiti ad agosto, per un triste ritorno in città. Inoltre ci sono le 'cicale': il 4% dei ragazzi, che si sono goduti l'estate e si ritrovano a settembre con la pila di assegnazioni da smaltire. Sono forse i più logici: concentrano il ripasso al rientro, ma difficilmente riescono a finire tutti i compiti".

Infine gli 'irriducibili': "In genere più grandicelli, rappresentano il 2% degli studenti e hanno ormai deciso di non fare i compiti". Una ribellione che accomuna circa 125 mila ragazzi, "di cui però non si accorge nessuno: perché sono pochissimi gli insegnanti che controllano il lavoro svolto. Anche per questo dico da anni di abolire i compiti: imporre qualcosa senza verificare se viene fatta è controproducente per chi è stato ligio, ma anche per i ribelli. Inoltre la vacanza, come insegna il nome, deve essere un periodo di 'vuoto' dagli impegni, di riposo, giochi, divertimento, fantasia. Fuori dalle mura scolastiche i giovanissimi imparano a conoscere il mondo, a fare amicizia, a riscoprire i famigliari, a diventare autonomi. E' un momento importantissimo, cruciale per lo sviluppo di passioni e personalità".

E se si dimentica tutto il lavoro svolto in classe? "Noi abbiamo una memoria e breve termine e una a lungo termine, dunque se le nozioni sono state ben fissate, basterà un veloce ripasso a settembre per farle riemergere. Inoltre in un periodo di crisi - dice il pediatra - trovo davvero assurdo far spendere tanto denaro alle famiglie per i compiti delle vacanze. Piuttosto, lascerei del tempo ai ragazzi con tablet, smartphone e pc: in questo modo fanno un esercizio linguistico, imparano a condividere, possono fare piccole ricerche, scrivono tanto, e lo fanno volentieri. Il nostro è ormai un mondo digitale, e occorre adeguare anche l'approccio didattico".

Secondo il pediatra "costringere un ragazzino a leggere un libro scelto da un adulto, mentre un compagno mangia un gelato e un altro gioca a pallone, non aiuterà a trasmettere la passione per la lettura. Se si amano le storie e le avventure, via libera ai 'vecchi' testi, altrimenti oggi i ragazzi possono scoprire il mondo anche con un clic. Capirlo e guidarli, condividendo questa esperienza e parlandone insieme, può essere utile anche ai grandi". E la spada di Damocle può diventare leggera come una piuma.

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