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Macchinari inutilizzati e reparti chiusi, indagine sulla 'fabbrica' degli sprechi in sanità

16 marzo 2016 | 10.51
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

Risonanze e Tac che lavorano poche ore al giorno o sono rotte. Reparti nuovi ma mai aperti o sottoutilizzati. Dispositivi non adatti alle esigenze dei pazienti, personale sanitario costretto a turni di lavoro massacranti o in trasferta con costi aggiuntivi per le aziende sanitarie, burocrazia costosa e che ostacola il percorso di cura dei pazienti. E' la fotografia sulle principali aree di sprechi in sanità scattata dal rapporto 'I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini', presentato oggi a Roma dal Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva con il sostegno non condizionato di Farmindustria.

Il rapporto prende in esame 104 condizioni di spreco individuate da cittadini, associazioni ed operatori sanitari fra aprile 2014 e aprile 2015 e che a giugno 2015 risultavano ancora irrisolte. In un caso su due, per eliminare lo spreco dovrebbe intervenire la Asl, in un caso su tre la Regione, in uno su dieci l’istituzione nazionale, ossia principalmente il ministero della Salute.

"Ai cittadini che hanno segnalato i casi, abbiamo chiesto di scegliere la causa di spreco più attinente rispetto ai caso individuato - sottolinea il Tdm - Al primo posto con il 9% dei casi si fa riferimento ad una cattiva gestione del personale sanitario perché sovradimensionato o sottodimensionato; seguono, con l’8,6%, la cattiva allocazione delle risorse economiche, l’organizzazione dei servizi, il mancato utilizzo di beni e servizi; l’8,2% la mancata programmazione; al 7,3% il non utilizzo di attrezzature costose; per il 6,5% l’uso improprio delle risorse; per il 6% strutture non utilizzate o sottoutilizzate. Raggruppando per macroaree si tratta di sprechi riferibili per il 46% al mancato o scarso utilizzo di dotazioni strumentali e strutture sanitarie, per il 37% a inefficiente erogazione di servizi e prestazioni, per il 17% a cattiva gestione delle risorse umane".

"E questi sprechi fanno male ai diritti, in particolare quelli più violati - rimarca Tdm - stando all’esperienza dei cittadini sono 'diritto al rispetto degli standard di qualità' (14,7%) con, a seguire, 'il diritto al rispetto del tempo' (14%), 'diritto alla sicurezza delle cure' (11,6%) e 'all’accesso ai servizi sanitari' (10,9%)". Il report ha ricordato alcuni casi eclatanti di sprechi nella sanità italiana: all’ospedale di Acireale, nel reparto di radiologia, un apparecchio per la risonanza magnetica viene utilizzato solo cinque mattine ed esclusivamente per i pazienti ricoverati; le ambulanze del 118 di Grugliasco (To) hanno dispositivi per la teletrasmissione di elettrocardiogramma e parametri vitali che di fatto sono inadatti per le esigenze del 118 e spesso malfunzionanti; presso il Presidio ospedaliero Sirai (Asl Carbonia-Ca) sono stati acquistati otto ecografi ma i medici formati per il loro utilizzo sono soltanto tre.

Il nuovo complesso operatorio del San Paolo di Napoli - prosegue l'indagine - costruito nel 2006 e dotato di circa 900 metri quadrati, quattro sala operatorie, una sala open space con quattro posti di rianimazione e post operatoria mai aperta, lavora solo cinque ore al giorno; nel presidio ospedaliero di Lanusei (provincia dell'Ogliastra) è stata costruita una sala emodinamica con tutta l’attrezzatura di ultima generazione; da oltre un anno è ferma perché gli interventi previsti sono minimi e non ci sono gli specialisti; a Tortona (Al) è stato chiuso il reparto di maternità, nonostante i locali fossero stati da poco rinnovati e tinteggiati; le attrezzature in dotazione, soprattutto una vasca per il parto in acqua e alcune incubatrici, sono rimaste inutilizzate.

"Tutti possono e devono agire per ridurre sprechi e inefficienze, nessuno escluso - afferma Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva - Per questo è indispensabile valorizzare competenze, sensibilità e dare attenzione alle segnalazioni di tutti e superare la logica che spetti sempre a qualcun altro agire o che tanto non cambia nulla. Le buone pratiche che oggi premiamo, lo dimostrano". Sulla base delle segnalazioni raccolte e delle evidenze rese dai cittadini su quanto e cosa si spreca in sanità, Cittadinanzattiva ha messo a punto una road map, ossia una ricetta con ingredienti per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale.

Ecco i primi 5 ingredienti di una ricetta ricca (34 azioni) per la sostenibilità:

1) Ammodernare e organizzare il Ssn a partire dalla centralità del malato, dei suoi bisogni e non di altri interessi, che nulla hanno a che vedere con il servizio di cura, assistenza e produzione di salute che al Ssn è affidato;

2) Attuare, e per tempo, le decisioni assunte con l'approvazione di atti nazionali-regionali-aziendali, rendendole effettive;

3) Adottare una strategia nuova per la misurazione e definizione di standard per il personale, per l’assistenza sanitaria territoriale, oltre che per il dimensionamento (per bacini di utenza) delle strumentazioni/apparecchiature/tecnologie sanitarie, funzionale agli investimenti e alla gestione.

4) Realizzare una banca dati delle dotazioni strumentali e dei beni eccedenti e pienamente funzionanti (quindi sicuri e di qualità) non utilizzati dalle strutture in cui sono ubicati, così da poter essere messi a disposizione delle altre strutture sanitarie;

5) Promuovere la trasparenza come strategia di fondo per operare le scelte, per la valutazione, per la promozione del merito, per il contrasto a fenomeni di illegalità e corruttivi. Per questo è necessario superare l’approccio burocratico nell’applicazione delle norme.

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