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Tumori: taglio 30% liste attese con nuove regole centri oncologici

25 febbraio 2014 | 15.00
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Roma, 25 feb. (Adnkronos Salute) - Una riorganizzazione degli ospedali e dei posti letto per privilegiare le strutture che trattano più casi e garantiscono servizi migliori. Un collegamento reale fra i centri di riferimento che, insieme all’eliminazione di esami impropri, può consentire di ridurre fino al 30% le liste d’attesa. Sono alcuni dei punti fondamentali del documento ufficiale sullo stato dell’oncologia in Italia presentato oggi a Roma dalla Fondazione 'Insieme contro il Cancro'. "Ma si deve lavorare - ribadiscono gli esperti - anche un maggiore coinvolgimento dei medici di famiglia soprattutto nella fase delle visite di controllo e il superamento delle disuguaglianze ancora presenti nelle diverse Regioni nell’accesso ai farmaci innovativi grazie a una sostanziale revisione del Titolo V della Costituzione".

"Il nostro sistema di cura è uno dei più efficienti al mondo - afferma Francesco Cognetti, presidente di 'Insieme contro il Cancro'- infatti i pazienti italiani vivono più a lungo rispetto alla media europea. Ma tagli lineari, liste d’attesa e scarso sostegno alla ricerca rischiano di compromettere la qualità dell’assistenza La prevenzione (no al fumo, dieta corretta, attività fisica costante) rappresenta l’arma vincente per sconfiggere il cancro, anche se l’Italia si colloca agli ultimi posti in Europa per investimenti in progetti di sensibilizzazione. E nel nostro Paese circa un terzo degli adulti di età compresa fra 18 e 69 anni non svolge nessuna attività fisica".

Per questo 'Insieme contro il Cancro' promuove, a marzo, la prima campagna nazionale negli stadi sui corretti stili di vita, che partirà dall'Olimpico di Roma con la distribuzione di un opuscolo e di questionari appena prima delle partite di campionato. "Nel documento – continua Cognetti – ribadiamo che vanno realizzate quanto prima le reti oncologiche regionali, essenziali per risparmiare risorse, garantire alti standard qualitativi su tutto il territorio e realizzare percorsi assistenziali uniformi. Finora ha visto la luce solo il 5% dei progetti iniziali. Nel nostro Paese - chiosa l'oncologo - vi sono tuttora reparti di chirurgia oncologica in piccole strutture ospedaliere prive degli indispensabili servizi di supporto e con casistiche assistenziali inferiori al minimo necessario per assicurare esperienza sufficiente e trattamenti adeguati". (segue)

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