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Zone umide, cosa sono e perché è importante preservarle

02 febbraio 2021 | 11.30
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Ecosistemi importanti che sono a rischio: solo in Italia il 64% è andato distrutto. Oggi la giornata mondiale

Oasi di Orbetello (Foto di F. Marcone)
Oasi di Orbetello (Foto di F. Marcone)

Stagni, paludi, torbiere, bacini naturali e artificiali con acqua stagnante. E’ oggi la giornata mondiale delle zone umide, ecosistemi importantissimi che ci riforniscono di acqua potabile, catturano sostanze tossiche, ci difendono da alluvioni e inondazioni e contrastano il cambiamento climatico.

Per preservare questo patrimonio, il 2 febbraio 1971 è stata firmata nell’omonima città dell’Iran la Convenzione di Ramsar, che è il primo accordo globale tra 168 Paesi finalizzato alla tutela delle zone umide, attraverso azioni di conservazione e protezione, il cui scopo è anche quello di promuoverne l’uso sostenibile e di incoraggiare le ricerche, gli scambi di dati e le pubblicazioni relativi alla loro flora e fauna.

Oggi la Convenzione di Ramsar compie 50 anni

Un traguardo importante, che l’ha portata a proteggere più di 2000 zone umide in tutto il mondo, per una superficie di oltre 2 milioni e mezzo di chilometri quadrati, un’area grande quanto il Messico.

Le zone umide sono ambienti naturali caratterizzati dalla presenza di acqua: da paludi ad acquitrini, da laghi a fiumi, da delta a lagune, torbiere e bacini anche artificiali. Queste aree rappresentano ecosistemi importantissimi e custodiscono habitat fondamentali per tantissime specie di pesci, anfibi e uccelli acquatici, molti dei quali si fermano in questi spazi nel corso delle loro attività migratorie.

Le zone umide in Italia

L’Italia ha recepito la Convenzione di Ramsar nel 1976 attraverso il dpr 13 marzo 1976 n.448 e con un altro decreto successivo, il dpr 11 febbraio 1987 n.184. L’Italia annovera 65 zone Ramsar, nove delle quali ancora in corso di perfezionamento, per un totale di oltre ottantamila ettari, distribuite in 15 Regioni. La loro estensione può essere molto variabile: dai 12 ettari dello Stagno Pantano Leone in Sicilia fino ai 13.500 ettari delle Valli residue del comprensorio di Comacchio in Emilia-Romagna o degli 11.135 ettari dell’area Massaciuccoli - Migliarino - San Rossore in Toscana. Le Regioni in cui le aree Ramsar sono più numerose ed estese sono l’Emilia-Romagna con 10 aree, (23.112 ettari), la Toscana con 11 aree (20.756 ettari) e la Sardegna con 8 aree per una superficie di 12.572 ettari.

L'allarme: in Italia il 64% è andato distrutto

Nonostante gli sforzi di conservazione e valorizzazione due terzi delle zone umide d'Europa sono scomparse e molte altre sono degradate. Nell’ultimo secolo, solo nel nostro paese, secondo dati Wwf, il 64% delle zone umide è stato distrutto, il 41% dei fiumi italiani presentano uno stato di conservazione inadeguato e l’80% dei nostri laghi non presenta un buono stato ecologico come previsto dalle norme Europee: segno che c’è ancora tantissima strada da fare per difendere il nostro capitale naturale.

Costa: "I grandi accordi sull'ambiente richiedono impegno costante e prolungato"

“La Convenzione di Ramsar per mezzo secolo ha assicurato il quadro di riferimento globale a tutela di queste aree e delle loro specificità e per promuovere programmi e azioni coordinate che ne hanno consentito la conservazione e la valorizzazione. Oggi più che mai è necessario preservarle" afferma il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa.

"La Giornata internazionale delle zone umide che si celebra oggi, e che quest’anno coincide con il cinquantenario del Trattato, non ha un valore solo simbolico ma serve a richiamare tutta la nostra attenzione sul delicato equilibrio della natura che quest’anno saremo chiamati a salvaguardare come co-organizzatori della Conferenza mondiale sul clima. I grandi accordi internazionali sull’ambiente richiedono un impegno costante e prolungato nel tempo sia a livello di governi locali che di coscienze individuali” conclude Costa.

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