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Gianmarco Tognazzi: "Ora il mio 'vero' mestiere è fare il vino" /Video

13 maggio 2016 | 11.20
LETTURA: 6 minuti

Gianmarco Tognazzi (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Gianmarco Tognazzi (Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Adesso sto lavorando ai miei vini". Sorride Gianmarco Tognazzi quando, dopo aver parlato del film con cui è in sala in questo momento ('Il ministro'), racconta di questa passione che con il tempo si è trasformato in qualcosa di più. "Perché ormai il mio mestiere sta diventando quasi più quello del viticoltore, per quello che riguarda proprio fisicamente stare sulla terra, e l'imprenditore vitivinicolo, per quanto riguarda poi farlo arrivare e degustare", racconta in una videointervista all'Adnkronos (GUARDA).

Gli si illuminano gli occhi quando parla de 'La Tognazza Amata', "questa meravigliosa tenuta e idea a 'scopo ugoistico'" che si trova a Velletri, a pochi chilometri da Roma, "che ho tramutato in un'azienda, facendo sì che ciò che facevamo in casa per noi e per gli amici di Ugo arrivasse anche agli altri amici, al pubblico di Ugo. E devo dire che mi sta dando una grande soddisfazione, crescendo in modo esponenziale. All'inizio in molti pensavano fosse solo un'etichetta, invece La Tognazza comincia a imporsi come qualcosa che ha una grossa qualità e di questo io ne sono molto fiero".

Ma quando parla di se stesso come di un imprenditore, ci tiene a prendere le distanze da Franco Lucci, il personaggio che interpreta nel film di Giorgio Amato, "imprenditore sul lastrico che, come ultima soluzione per salvarsi, organizza una cena a casa invitando un ministro che conosce. La sua è la nevrosi di uno che vuole che la serata vada perfettamente e invece è contornato da una moglie che rompe le scatole e non capisce la gravità della situazione, un cognato e socio che ne combina una più di Peter Sellers".

Circa un anno fa Tognazzi ha presentato 'Tapioco', 'Antani' e 'Come se fosse', un vino bianco e due rossi, i cui nomi evocano 'Amici miei'. "Mentre scrivevano quel film bevevano il nostro vino fatto in casa da mio padre. Vino che, come poi mi ha raccontato mia madre, ha contribuito in realtà nella scrittura dei termini della supercazzola. Quindi ho pensato: chi è più titolato di quei vini a chiamarsi con quei termini? Quindi insomma c'è una doppia lettura".

Il regista Giorgio Amato dice di essersi ispirato a 'I mostri' di Dino Risi per 'Il ministro' e in particolare proprio al ruolo che nel 1963 fu di Ugo Tognazzi nel primo episodio ‘L’educazione sentimentale’. "Non me l'ha detto prima - racconta Gianmarco - però era evidente dalla sceneggiatura l'idea di riproporlo con una società diversa, involgarita, e personaggi diversi, più grevi. La differenza sostanziale sta in questo, ma di fatto il cinismo e quel tono di commedia che ti fa sorridere e allo stesso tempo è molto pungente e ficcante credo sia venuta fuori molto bene".

"Io spero - continua - che chi esce dalla sala pensi: mamma mia, che brutta gente che ci circonda. L'Italia ovviamente non è tutta i personaggi de 'Il ministro' ma ormai siamo abituati a pensare che sia così una buona parte, forse perché il sistema ti impone e ti mette nella condizione di pensare che non hai alternative se non affidarti sempre all'amico potente. Quindi la riflessione del film è quanto siamo assoggettati al pensiero che avere un amico potente che ti può fare un favore ti metta nella condizione di difendere i tuoi privilegi. E soprattutto quanto siamo disposti mentalmente a prostrarci nei confronti del poter pur di mantenere i nostri privilegi o mantenerne degli altri?".

Nel film di Amato, in questi giorni in sala, l'imprenditore per 'salvarsi' invita a cena il ministro. "Ma la stessa storia - sottolinea Tognazzi - potevi applicarla in una sudditanza diversa, non tra imprenditoria e politica, ma all'imprenditore che viene invitato a cena dal dipendente e via di seguito a scalare".

Per Gianmarco i protagonisti sono 6 "miserabili" e, "anche se tutti potrebbero avere qualcosa di buono, in loro prevale la meschinità e l'essere piccoli, gretti, ignoranti. La riflessione non è tanto quante persone siano come quei personaggi ma quanto questo pensiero che in Italia per poter ottenere le cose bisogna sempre passare per sotterfugi, in quel meccanismo che veniva già raccontato negli anni Sessanta, che non è solo la corruzione ma l'indole a chiudere un occhio o a chiedere un favore in cambio di un altro favore, faccia parte di noi senza rendercene conto".

Hobby o lavoro che sia, cosa c'è nel futuro come attore di Gianmarco Tognazzi? "In questo momento sto facendo delle prove a tavolino al teatro Eliseo su 'Americani (Glengarry Glen Ross)', bellissimo testo di David Mamet per la regia di Luca Barbareschi. Insieme a Sergio Rubini e Francesco Montanari stiamo lavorando a una bella operazione corale che andrà in scena a ottobre - dice - mentre per quanto riguarda il cinema ci sono tre cose in ballo, di cui non so i tempi: un film di un esordiente, un rendez-vous con dei vecchi amici e poi forse un altro film. E anche una fiction che non si sa se partirà in estate o in autunno". Senza dimenticare "tutta la nuova stagione legata a 'La Tognazza Amata', ai nuovi vini che stanno per uscire, che sono eccezionali - conclude - di fascia superiore rispetto a quelli già conosciuti".

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