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Teatro, al San Babila di Milano Massimo Dapporto 'ladro e truffatore'

10 marzo 2015 | 12.16
LETTURA: 4 minuti

In scena dal 20 al 29 marzo al Teatro San Babila di Milano, per la regia di Marco Mattolini e con Susanna Marcomeni e Blas Roca Rey

Massimo Dapporto
Massimo Dapporto

Roma 1943. Un modesto ladro e truffatore, Tito, abituato a inventarsi la vita, esce dal carcere, dopo aver scontato l’ennesima pena. Non può tornare a casa dei suoi, perché sulle sue tracce c’è un usuraio, noto per la sua crudeltà. Decide quindi di rifugiarsi nella catapecchia di Oreste, suo amico d’infanzia, che lavora come operaio nelle fornaci di Valle Aurelia. Durante un rastrellamento degli ebrei nel ghetto di Roma da parte dei nazisti Tito si trova al posto sbagliato nel momento sbagliato. Questa, in sintesi, la trama del 'Ladro di razza', commedia che Massimo Dapporto porta in scena dal 20 al 29 marzo al Teatro San Babila di Milano, per la regia di Marco Mattolini e con Susanna Marcomeni e Blas Roca Rey.

“E’ importante mettere in scena questo testo con un allestimento e un cast totalmente nuovi a tre anni di distanza dalla sua breve uscita sulla scena romana -spiega il regista- perché riferendosi ad un momento ormai lontano ci fa riflettere sul presente più attuale, sull’estraneità delle persone rispetto ai grandi fatti della storia e della politica, sulla profonda incidenza dell’incertezza economica e sociale sulle scelte morali delle persone, sull’eterno confronto fra l’adeguarsi allo status quo, alla situazione dominante per quanto sinistra e inaccettabile si percepisca e la tentazione/coraggio di ribellarsi.

Ladro di razza” si ispira alla grande tradizione del cinema neorealista, indagando in chiave di tragicommedia un momento della nostra Storia. Momenti di trascinante comicità si alternano a parentesi di riflessione e commozione, regalando allo spettatore tre personaggi da ricordare. Tito, Oreste e Rachele, infatti, protagonisti di questa piccola, minuscola e, per certi versi, ridicola storia diventano il tramite per raccontare un’Italia in guerra, una Roma allo stremo, ma ancora capace di sussulti d’orgoglio. Ladro di razza è una storia di ingenuità e fame, di illusioni e inganni, di risate e lacrime,  quando le parole onore, compassione e orgoglio avevano ancora un significato.

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