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Addio a Jerry Merryman, inventore della calcolatrice tascabile

08 marzo 2019 | 11.52
LETTURA: 3 minuti

 - Immagine di repertorio (Fotogramma)
- Immagine di repertorio (Fotogramma)

Addio all'ingegnere elettrotecnico statunitense Jerry Merryman, il ricercatore della Texas Instruments che rivoluzionò l'apprendimento e lo studio della matematica inventando la calcolatrice tascabile. Merryman è morto, lo scorso 27 febbraio, in un ospedale di Dallas, per le complicazioni di un'insufficienza cardiaca e renale, dopo un intervento chirurgico per un pacemaker, come ha precisato la famiglia al 'New York Times' che pubblica oggi la notizia della scomparsa.

Lo sviluppo di una calcolatrice digitale portatile è il traguardo che venne tagliato dai laboratori Texas nel 1967, anno in cui venne ultimato il prototipo della Cal-Tech, il cui brevetto fu registrato a nome di Jack Kilby (futuro Premio Nobel della Fisica nel 2000 per aver realizzato il primo circuito elettronico integrato nel 1958), Jerry Merryman, e James Van Tassel. Tre anni più tardi il progetto diventò un prodotto commerciale per opera di Canon (già partner di Texas) che avviò nella seconda metà del 1970 la produzione in serie della Pocketronic: la prima calcolatrice digitale portatile sul mercato.

Impegnata all'inizio nella sola attività di produzione di componenti elettronici, Texas Instruments iniziò a costruire e vendere calcolatrici con il proprio marchio dal 1972, con la linea di modelli Datamath, la prima calcolatrice tascabile ideata da Merryman. Il dispositivo, entrato nell'uso comune a livello internazionale nella seconda metà degli anni '70, ha rappresentato un salto di qualità senza precedenti nel modo di 'far di conto' ma soprattutto di pensare alla matematica, favorendo un approccio più creativo e ad un livello di astrazione superiore. La calcolatrice 'handheld' ha significato l'abbandono definitivo della conta a mano, del regolo calcolatore e dei calcoli scarabocchiati a penna sul retro del quaderno. Tutto meccanizzato, digitalizzato e infine contenuto in un oggetto che oggi si tende a considerare imprescindibile per lo studio o la ricerca, ma che ancora negli anni '60 era impensabile utopia.

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