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Afghanistan, parente dei 3 bimbi arrivati a Ciampino: "Chiedono di mamma e papà". Poi l'appello al sindaco Padova: "Ci aiuti"

01 settembre 2021 | 14.09
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Il primo cittadino Sergio Giordani raccoglie la sollecitazione: 'Aiutare è dovere morale'

(L'arrivo del KC767 a Ciampino)
(L'arrivo del KC767 a Ciampino)

"I bambini hanno dormito, ma chiedono di mamma e papà: a sentirli mi vengono le lacrime, è difficile per loro senza genitori". Saifrahman Rahimi, insieme a sua moglie, ha potuto riabbracciare le due sorelline e il fratellino di lei, che dopo essere stati evacuati dagli Stati Uniti sono stati trasferiti in Italia dai parenti visto che i loro genitori sono rimasti bloccati in Afghanistan e sono arrivati ieri sera all'aeroporto di Ciampino a bordo del KC767 con gli ultimi militari italiani rientrati da Kabul. Rahimi racconta all'Adnkronos l'emozione di avere ora qui con la sua famiglia i tre bambini e lancia "un appello" al sindaco del suo comune, Padova, per ricevere un aiuto economico.

"Appena i bambini hanno visto mia moglie sono stati felicissimi, lei è riuscita a tirargli su il morale. I bambini hanno dormito, ma chiedono di mamma e papà - sottolinea Rahimi - A sentirli mi vengono le lacrime, è difficile per loro senza genitori. Stamattina sono andato a fare la spesa, gli ho chiesto cosa gli piace per comprarglielo, vogliamo tenere alto il loro morale".

"Siamo riusciti a trovarli e a portarli qui, di questo siamo molto soddisfatti", prosegue Rahimi che spera presto possano essere portati in Italia anche i loro genitori: "Sono riuscito ad avvertirli che i bambini sono arrivati qui da noi e saperlo per loro è stata una festa. Sappiamo che la Difesa, l'Italia e l'Europa stanno lavorando per un corridoio umanitario. Speriamo che anche i loro genitori possano venire qui così i bambini ritroveranno la tranquillità".

Rahimi è in Italia da oltre dieci anni: "Sono arrivato nel 2010, sono scappato tanto tempo fa richiedendo asilo. Vivo a Padova e lavoro come pizzaiolo. Io lavoro e pago le tasse non chiedo aiuto per me né per mia moglie, ma lancio un appello al sindaco di Padova per un aiuto economico per i bambini. Non parlano italiano, hanno vissuto un trauma e, finito il periodo di quarantena, dovranno iniziare la scuola, serviranno i documenti e un aiuto economico".

E sulla situazione del suo Paese aggiunge: "Mi dispiace per questo popolo, soprattutto per le donne e i bambini che soffriranno ancora e non so per quanti anni: le donne non vanno a scuola, non possono lavorare, non possono uscire senza un uomo. La libertà è finita, questo mi dispiace".

LA RISPOSTA DEL SINDACO DI PADOVA - A stretto giro l'appello di Rahimi è stato raccolto dal sindaco di Padova Sergio Giordani che all'Adnkronos ha detto: "E’ un dovere morale per tutti noi, in Italia, aiutare e sostenere queste persone minori, donne e uomini che sono fuggiti da un Paese nel quale non sono assicurati i più elementari diritti civili”.

“Sono felice che questi tre bambini siano sani e salvi qui a Padova dove hanno dei parenti che se ne prendono cura con gioia, e spero che presto possano essere raggiunti dai genitori attraverso un corridoio umanitario con l’Afghanistan, corridoio che è evidentemente necessario", sottolinea il primo cittadino.

"Già nei giorni scorsi il Comune aveva avuto informazioni in merito e questa mattina la nostra assessora al sociale Marta Nalin ha parlato con il signor Rahimi per comprendere esattamente quale è la situazione e studiare come meglio accogliere questi tre bambini - prosegue il sindaco - La nostra è una città solidale e sono sicuro che, passato il primo periodo di ambientamento in una realtà così diversa da quella a cui erano abituati, si troveranno bene tra di noi".

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