Alcuni ceppi di Hiv stanno iniziando a diventare resistenti a un farmaco antiretrovirale comunemente usato per prevenire e combattere il virus dell'Aids. Secondo una ricerca condotta dall'University College di Londra e pubblicata su 'The Lancet Infectious Diseases', il tenofovir già non funziona più nel 60% dei casi in diversi Paesi africani.
L'indagine ha esaminato circa 2.000 pazienti affetti da Hiv, considerando il periodo compreso fra il 1998 e il 2015. L'autore principale Ravi Gupta ha spiegato che i risultati sono "estremamente preoccupanti". Il lavoro, che è durato quattro anni, ha confrontato sieropositivi africani con quelli europei. Il campione è stato dunque diviso grosso modo in due gruppi e lo studio ha rilevato che in Africa il 60% dei pazienti è resistente al tenofovir, mentre in Europa la percentuale è del 20%.
Secondo gli autori la ragione potrebbe risiedere nella somministrazione carente del farmaco in Africa, per cui i pazienti non lo assumono regolarmente e ai giusti livelli. "Se ciò avviene - ha detto Gupta alla Bbc online - il virus può scavalcare l'effetto del medicinale e diventarne resistente. Tenofovir è una parte fondamentale del nostro armamentario contro l'Hiv, per cui è estremamente preoccupante vedere un così alto livello di resistenza a questo farmaco", ha aggiunto.
Il lavoro suggerisce anche che i ceppi di tenofovir resistenti all'Hiv potrebbero essere trasmessi da persona a persona. "Certamente non possiamo escludere la possibilità che i ceppi resistenti possano diffondersi tra le persone. Ora stiamo conducendo ulteriori studi per ottenere un quadro più dettagliato di come i virus resistenti si sviluppano e sulla loro diffusione", ha concluso Gupta, che invoca uno sforzo globale e un investimento in denaro sufficiente per fornire strutture e monitoraggio dell'Hiv nei più poveri dell'Africa.