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Islam: niente mare in Algeria durante Ramadan, costume induce in tentazione

25 giugno 2014 | 14.18
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(Aki) - Con l'inizio del digiuno del mese di Ramadan, meglio non fare il bagno al mare. Lo raccomanda il ministero algerino degli Affari religiosi, e non per motivi di salute, bensi' per "evitare che il mese sacro della conversione e del perdono si trasformi nel mese della disubbidienza" ai dettami morali dell'Islam. Ne parla il quotidiano algerino Echorouk, secondo il quale il dicastero ha chiesto a tutti gli imam delle moschee di dedicare il primo sermone del venerdì di Ramadan alla "sensibilizzazione" dei fedeli riguardo le regole da seguire durante questo mese, ad esempio evitare di commettere "azioni indecorose, come scoprire il corpo sulle spiagge, che renderebbero nullo il digiuno".

"Il mese di Ramadan ha le sue specificita' ed e' diverso da tutti gli altri mesi dell'anno, per questo le coscienze devono vigilare maggiormente", ha spiegato il portavoce del ministero, Adda Fallahi. Questo non significa che gli algerini non debbano distrarsi o divertirsi, ma bisogna fare attenzione che "le attivita' di svago non siano contrarie alle condizioni necessarie perche' il digiuno sia valido, soprattutto in questo periodo di ferie in cui le famiglie si recano con maggior frequenza sulle spiagge per riposarsi", ha precisato. In particolare, "scoprire il corpo è contrario a queste condizioni", senza contare "le immagini forti in cui potrebbe imbattersi il villeggiante", ha aggiunto Adda, consigliando quindi alla popolazione di "evitare situazioni di rischio, che si tratti di frequentare le spiagge o di indossare abiti eccitanti".

Oltre al pericolo di cadere in tentazione, non e' da meno il rischio che "l'acqua del mare penetri nel corpo attraverso il naso o le orecchie", causando incidentalmente la rottura del digiuno, che prevede l'astensione totale da cibo e bevande dall'alba al tramonto. Inoltre, la prolungata esposizione ai raggi solari e l'aria salmastra che si respira in prossimita' del mare aumentano il desiderio di bere, mettendo a rischio il rispetto del precetto. A chi accusa il ministero di voler rovinare le vacanze estive alle famiglie, il ministero risponde che "ogni fedele e' responsabile dell'adempimento corretto di questo dovere religioso attraverso la propria coscienza".

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