Il presidente egiziano sollecita la creazione di un esercito arabo, ma avverte: non manderò truppe in Iraq.
E' necessario creare una forza militare araba congiunta ''per preservare ciò che resta'' del mondo arabo stabile. Lo ha dichiarato il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi in un'intervista rilasciata al Wall Street Journal nella quale anticipa i temi che verranno affrontanti nel prossimo vertice della Lega Araba che si terrà il 28 e 29 marzo al Cairo incentrato sulla necessità di una task force antiterrorismo. Spiegando che non manderà truppe egiziane a combattere contro lo Stato Islamico (Is) in Iraq, perché è una battaglia che devono condurre gli iracheni con l'aiuto degli Usa, al-Sisi ha però sottolineato la necessità di un esercito arabo perché ''non può essere tutto a spese degli Stati del Golfo''.
Il presidente egiziano ha poi contestato l'abitudine occidentale di intervenire militarmente non tenendo conto delle conseguenze. A proposito cita ''la missione Nato in Libia'', che ''non è stata compiuta'', mentre "le milizie armate ottengono un flusso inarrestabile di armi e munizioni". "Non condividevo il regime di Gheddafi - dice - ma c'è una differenza tra intraprendere un'azione ed essere consapevoli di ciò che l'azione comporterà. I rischi di una deriva estremistica e terroristica non erano chiari agli Stati Uniti e all'Europa''. Lo stesso vale per l'Iraq, sostiene al-Sisi.
Il presidente egiziano non è però totalmente critico rispetto al coinvolgimento degli Stati Uniti in Medioriente, affermando che "gli Stati Uniti hanno la forza, e con la potenza viene la responsabilità". Insomma, ''il Medioriente sta attraversando il momento più difficile e critico, e questo comporterà un maggiore coinvolgimento" degli Usa.