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Arte: 'Altri tempi, altri miti' per il ritorno della Quadriennale di Roma

23 settembre 2016 | 17.46
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La facciata di Palazzo delle Esposizioni con un rendering dell'allestimento per la Quadriennale
La facciata di Palazzo delle Esposizioni con un rendering dell'allestimento per la Quadriennale

Torna dopo otto anni la Quadriennale d’arte di Roma, al Palazzo delle Esposizioni, con il titolo 'Altri tempi, altri miti' dal 13 ottobre all'8 gennaio prossimi. La mostra, giunta alla sua 16esima edizione, si colloca in una grande tradizione storica, rivitalizzata con formule di produzione innovative e pratiche espositive non convenzionali per perseguire con maggiore efficacia il proprio mandato: proporre una mappatura delle arti visive contemporanee in Italia. La mostra è una coproduzione della Fondazione La Quadriennale di Roma e dell’Azienda Speciale Palaexpo. I due partner promotori e organizzatori hanno individuato insieme i principali obiettivi di questa edizione: contribuire in maniera significativa a individuare e a valorizzare le espressioni più rilevanti dell’arte italiana dopo il Duemila, dare voce a una pluralità di linguaggi e sprigionare le potenzialità delle nuove generazioni. Un obiettivo non secondario sarà quello di promuovere la conoscenza dell’arte contemporanea italiana nelle scuole attraverso un’intensa attività didattica. La Quadriennale d’arte è l’unica esposizione istituzionale dedicata al contemporaneo italiano, grazie a un piano di rilancio voluto dal ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini, e caratterizzato da una forte impronta innovativa impressa dal Presidente della Fondazione La Quadriennale di Roma, Franco Bernabè.

Il budget della Quadriennale è di 2 milioni di euro ed è coperto per il 50% da un finanziamento della Direzione generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del Mibact, per il 50% dai due partner promotori e dagli sponsor. Con la 16esima Quadriennale, è stata avviata una modalità di collaborazione pubblico-privato diversa rispetto alle precedenti edizioni, creando delle alleanze con partner a partire da progetti ad hoc. La 16esima Quadriennale conferma la tradizione di affidare a una pluralità di curatori lo sguardo sul presente artistico, ma introduce nuove metodologie di costruzione della mostra. La principale novità ha riguardato proprio la metodologia di selezione dei curatori, che ha impegnato oltre sei mesi di tempo. Una Call for project di ampio spettro a livello nazionale, sottoposta al vaglio di una giuria esterna interdisciplinare, ha sostituito la tradizionale commissione curatoriale nominata dal Consiglio di Amministrazione. La Call, bandita agli inizi di settembre 2015, è stata rivolta a 69 curatori che hanno esordito e si sono affermati dopo il Duemila, con un profilo generazionale quindi vicino a quello della maggior parte degli artisti partecipanti. La scelta di affidare la Quadriennale a curatori perlopiù 30-40 enni è stata accompagnata dalla decisione di coinvolgere nella comunicazione visiva, nel catalogo e nella documentazione realtà produttive che sono nate negli anni Zero per far emergere con maggiore coerenza la cifra estetica con la quale si è aperto il nuovo millennio. I curatori sono stati selezionati non soltanto sulla base del curriculum, ma soprattutto a partire dall’analisi di progetti espositivi elaborati appositamente per la 16esima Quadriennale. A fine gennaio 2016, la giuria composta dallo scrittore Marco Belpoliti, dall’architetto Nicola Di Battista, dalla storica dell’arte Mariagrazia Messina, dall’artista Giuseppe Penone, dal critico d’arte Angela Vettese, ha selezionato, tra i 38 progetti ricevuti, i seguenti curatori: Simone Ciglia e Luigia Lonardelli, Michele D’Aurizio, Luigi Fassi, Simone Frangi, Luca Lo Pinto, Matteo Lucchetti, Marta Papini, Cristiana Perrella, Domenico Quaranta, Denis Viva.

L'edizione si focalizza sulle arti visive in Italia post Duemila, sotto l’insegna del titolo 'Altri tempi, altri miti'. Ogni epoca conosce simboli e narrazioni che pervadono l’immaginario e plasmano i comportamenti individuali e collettivi. Anche gli anni Duemila non si sottraggono a questa dinamica, ma il titolo della 16esima Quadriennale assume una specifica connotazione. 'Altri tempi, altri miti' è un’espressione che i curatori della mostra hanno preso a prestito dallo scrittore Pier Vittorio Tondelli (1955-1991), per condensare i presupposti contenutistici e strutturali di questa edizione. Tondelli la utilizza nel sommario della raccolta 'Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni Ottanta', pubblicata nel 1990 e considerata da molti un’opera cult per le generazioni figlie di quel periodo. La raccolta offre una narrazione per frammenti dell’Italia, una vertiginosa sarabanda di viaggi attraverso la penisola, di cui sono colte le vibrazioni più nascoste così come i caratteri manifesti. Analogamente, la 16esima Quadriennale è concepita come una mappatura mutevole delle produzioni artistiche e culturali dell’Italia contemporanea ed è articolata in dieci sezioni espositive, ognuna delle quali approfondisce un tema, un metodo, un’attitudine, una genealogia che connota quelle produzioni.

Ogni sezione della 16esima Quadriennale è affidata a un curatore (in un caso a due) e propone ipotesi interpretative della nostra cultura visiva contemporanea in relazione con il contesto internazionale, traducendole con soluzioni di scrittura e dispositivi allestitivi estremamente diversificati. Simone Ciglia e Luigia Lonardelli in 'I would prefernot to/Preferirei di no' presentano una selezione di autori esemplificativi di un’attitudine diffusa del fare arte oggi, riconducibile a un sottrarsi, a un resistere a codificazioni identitarie. Michele D’Aurizio con 'Ehi, voi!' propone la ritrattistica come linguaggio tramite cui attraversare le vicende più recenti della nostra arte, per la sua capacità di esprimere una commistione tra sfera individuale e sfera sociale. Luigi Fassi con 'La democrazia in America' invita ad approfondire alcuni aspetti della storia dell’Italia contemporanea attraverso una rilettura del pensiero di Tocqueville. Simone Frangi in 'Orestiade italiana' volge lo sguardo al contesto del nostro Paese nei suoi versanti culturale, politico, economico, con una riscrittura analogica e corale di alcuni nuclei di un lavoro filmico di Pasolini. Luca Lo Pinto in 'A occhi chiusi, gli occhi sono straordinariamente aperti' sonda i temi del tempo, dell’identità, della memoria, letti in continua metamorfosi all’interno della relazione tra il singolo e la collettività. Matteo Lucchetti in 'De Rerum Rurale' pone al centro dell’attenzione la ruralità come spazio reale e speculativo nel quale descrivere e re-immaginare il sistema di relazioni tra ambiente naturale e antropizzato, anche nella sua profondità storica. Marta Papini in 'Lo stato delle cose' propone un impianto in progress nel quale la rotazione di artisti molto diversi instaura uno spazio dialettico tra le singole ricerche e tra queste e il pubblico. Cristiana Perrella in 'La seconda volta' individua un nucleo di autori accomunati da un interesse per l’uso di materiali densi di storie già vissute che reinterpretano in insospettabili combinazioni, secondo una poetica della trasformazione. Domenico Quaranta con 'Cyphoria' analizza l’impatto dei media digitali su vari aspetti della vita, dell’esperienza, dell’immaginazione e del racconto. Denis Viva in 'Periferiche' individua nel policentrismo un’originale condizione strutturale del nostro territorio che permea anche la nostra cultura visiva. Saranno esposte le opere di 99 artisti, gran parte dei quali si sono affermati negli anni Duemila. Accanto a questi, compaiono alcuni autori di generazioni antecedenti, ma ritenuti germinativi di alcune delle ricerche espressive più interessanti oggi in atto. Il percorso espositivo non si struttura in un itinerario predeterminato. Il visitatore, a partire dalla centrale Rotonda che durante la mostra sarà animata da performance, incontri, proiezioni che sono parte integrante dei progetti espositivi di molti curatori, è lasciato libero di iniziare la propria esperienza di visita da una qualsiasi delle dieci sale espositive.

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