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**Anpi: dal Vietnam di Morandi all'Ucraina, nodo armi al centro del Congresso di Riccione**

24 marzo 2022 | 19.59
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Non sono ancora le dieci del mattino quando i circa 400 delegati Anpi provenienti da tutta Italia iniziano ad arrivare alla spicciolata al Palacongressi di Riccione, sede del 17esimo Congresso dell'Associazione Nazionale Partigiani: gli altoparlanti della Sala Concordia trasmettono le note di "Bella Ciao", l'inno della Resistenza per antonomasia, di "Viva l'Italia" di Francesco De Gregori e di "C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones", la canzone pacifista sul Vietnam di Gianni Morandi. Il teatro di guerra oggi però è l'Ucraina, ed è proprio il conflitto scatenato dalla Russia di Vladimir Putin ad animare il dibattito interno al mondo partigiano.

Dopo le parole del presidente onorario Anpi Carlo Smuraglia sulla necessità di aiutare gli ucraini aggrediti "anche con le armi", oggi è il presidente nazionale Gianfranco Pagliarulo a rimarcare la linea ufficiale dell'Anpi: no agli aiuti bellici per Kiev, dice Pagliarulo, "ma si sappia che l'Anpi non è una caserma, è una grande casa. Ci possono e ci devono essere opinioni diverse, si chiama democrazia e ne siamo orgogliosi". "Vogliono fomentare contrasti fra partigiani? Hanno capito male, noi siamo più uniti che mai", insiste il presidente Anpi, per il quale "la condanna dell'invasione" russa "è irrevocabile ma dobbiamo cercare di capire il contesto e le cause che hanno prodotto la situazione attuale": "Per questo, è un errore minimizzare la recente storia ucraina, dalle formazioni naziste ucraine alla Crimea, al Donbass, alle interferenze russe, al ruolo di Ue, Nato e Stati Uniti", spiega ancora Pagliarulo auspicando una "progressiva dismissione delle strutture Nato", le cui ragioni sarebbero "venute meno".

E sebbene, come sottolineano fonti Anpi all'Adnkronos, "la stragrande maggioranza dei Congressi territoriali" abbia sposato la linea di Pagliarulo sul tema delle armi agli ucraini, il dibattito è ancora aperto in seno all'Associazione dei partigiani. Una diversità di vedute che in parte emerge in questa prima giornata congressuale. "Condivido pienamente la relazione del presidente nazionale Pagliarulo, ribadisco l'unità dell'Associazione sul ripudio della guerra, al di là dell'opinione espressa dal presidente emerito Smuraglia sul tema delle armi", afferma, interpellato dall'Adnkronos, il presidente dell'Anpi di Roma Fabrizio De Sanctis, definendo "forzato" il paragone tra la Resistenza dei partigiani nella seconda guerra mondiale e quella degli ucraini sotto assedio.

Dalla platea del Palacongressi parte qualche fischio quando il segretario confederale Cisl Andrea Cuccello chiede ai presenti: "Perché dovremmo uscire dalla Nato? Io la Nato la vedo come un elemento di garanzia, la Nato non ha mai occupato nessun paese...". Ed è sempre Cuccello a pungolare i 'compagni' sul tema delle armi: "I nostri nonni ebbero un problema molto serio, quello degli armamenti: il problema di come facevano a costruire la Resistenza. Ai miei amici congressisti lo voglio dire: sappiamo del rischio che si può correre in una situazione come questa, ma il popolo ucraino lo lasciamo senza armi?".

Oltre al saluto dell'attivista egiziano Patrick Zaki e a quello della senatrice a vita Liliana Segre ("non è concepibile nessuna equidistanza, se vogliamo essere fedeli ai nostri valori dobbiamo sostenere il popolo ucraino", esorta la testimone dell'Olocausto), al Congresso Anpi si susseguono anche gli interventi dei tre principali leader dello schieramento 'progressista': Enrico Letta, Giuseppe Conte e Roberto Speranza. E le tensioni interne alla maggioranza a partire dal nodo dell'aumento per le spese della Difesa - caldeggiato dai dem ma osteggiato dai grillini - planano nel Palacongressi.

A chi gli chiede se il no di Conte all'incremento delle spese militari rappresenti un problema per la tenuta del governo, a margine del Congresso Anpi Letta risponde: "Non credo ci saranno problemi su questi temi. Sono convinto che parlando e discutendo troveremo le soluzioni, questo è un momento in cui c'è bisogno di essere molto uniti e determinati". Il leader M5S è molto più duro nel suo intervento, in collegamento con la platea di Riccione: l'ex premier definisce "inaccettabile" o addirittura "ignobile" l'idea di incrementare gli armamenti, perché le priorità in questo momento sono temi come il caro bollette e il salario minimo.

Lo scontro tra Pd e M5S si concretizza nelle parole con cui il vicepresidente pentastellato Michele Gubitosa replica alla capogruppo dem alla Camera Debora Serracchiani, che aveva invitato i pentastellati a non mettere in difficoltà il governo votando no all'aumento delle spese per la difesa: "Stiamo assistendo a continui solleciti da parte del Partito democratico di rivedere le posizioni del M5S espresse chiaramente da Giuseppe Conte. Dico alla collega Serracchiani di pensare a non mettere in difficoltà il Paese con l'aumento delle spese militari", punge il parlamentare irpino, parlando con l'Adnkronos.

(di Antonio Atte)

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