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Biagi: Tiraboschi, è ancora molto più avanti di tanti politici e sindacalisti

17 marzo 2014 | 15.31
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Biagi: Tiraboschi, è ancora molto più avanti di tanti politici e sindacalisti

Roma, 17 mar. (Labitalia) - "Sono passati dodici anni dalla sua morte, eppure Marco Biagi è ancora molto più avanti di molti degli attori politici e sindacali che dominano la scena pubblica del nostro Paese". Michele Tiraboschi, giuslavorista, riassume così con Labitalia il suo personale ricordo di Marco Biagi, il professore ucciso a Bologna 12 anni fa, a cui Tiraboschi era particolarmente vicino.

Del professor Marco Biagi, non solo rimane vivo il ricordo della sua persona, ma soprattutto continuano a suscitare riflessioni i suoi studi e le sue intuizioni sulla modernizzazione del nostro mercato del lavoro. Quanto di questo immane lavoro, portato avanti dal professore di Modena, sia ancora valido Tiraboschi lo spiega a Labitalia.

"Nel caso di Marco Biagi -osserva Tiraboschi- mantengono intatta la loro validità non solo le tante intuizioni, ma anche il metodo di lavoro. Biagi è stato uno dei pochi tecnici prestati alla politica che non ha mai offerto al Principe di turno uno sterile esercizio dottrinale e progetti di riforma autoreferenziali costruiti a tavolino. Centrale nella sua elaborazione è stato il metodo comparato, volto a portare in Italia le buone pratiche presenti in altri Paesi, e soprattutto lo sforzo di ascoltare imprese, lavoratori e loro rappresentanze per fornire risposte concrete e operative". "Coerente a questa prospettiva di lavoro -prosegue Tiraboschi che è anche direttore del Centro studi internazionali e comparati Diritto, Economia, Ambiente, Lavoro del Dipartimento di Economia 'Marco Biagi' e coordinatore del comitato scientifico di Adapt- l'intuizione, allora non così scontata e di agevole attuazione, di superare il metodo della concertazione come diritto di veto anche solo di un attore, per sviluppare un sistema di puntuale confronto e dialogo sociale maggiormente propositivo e, come tale, attento a logiche cooperative tra capitale e lavoro e sussidiario nei rapporti tra governo e parti sociali".

Dalla morte di Biagi a oggi, sono state molte le 'riforme' del lavoro che si sono avvicendate, appuntando molto l'attenzione su tipologie contrattuali e flessibilità e (in misura minore) sugli ammortizzatori sociali. Qualcosa però è mancato, sostiene Tiraboschi.

"Io credo sia mancato equilibrio e anche buon senso. Stiamo passando da un eccesso all’altro: prima la legge Fornero che ha compresso ogni forma di lavoro flessibile in nome del principio ideologico di un contratto unico identificato nel lavoro subordinato a tempo indeterminato; ora il Jobs Act di Renzi che, nella sua attuazione concreta, si è tradotto in una estrema liberalizzazione del contratto a termine e in un ridimensionamento dell'apprendistato da contratto formativo a mero contratto di inserimento al lavoro", dice ancora Tiraboschi.

"Tutto questo porta a rivalutare l'elaborazione di Marco Biagi", sottolinea Tiraboschi, che non ignora le critiche che spesso sono state rivolte alla riforma targata Biagi. "La sua legge è stata accusata di fomentare il precariato e la mercificazione del lavoro -ricorda- ma, a ben vedere, si poneva e si pone ancora oggi in una posizione mediana tra gli eccessi della Fornero e del Jobs Act nella pragmatica ricerca di punti di mediazione tra la tutela del lavoro e il sostegno delle esigenze delle imprese".

"E i dati -avverte Tiraboschi- sono dalla sua parte: con la Biagi la disoccupazione italiana è scesa al 6,5%, un dato che oggi ci pare un miraggio. E con l'idea di unificare il mercato del lavoro, ricomprendendo i nuovi lavori e gli autonomi, cosa che oggi rimane sullo sfondo nella convinzione degli ultimi legislatori che l'universo occupazionale possa esaurirsi nel lavoro subordinato", conclude.

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