La denuncia del giudice nell'ordinanza sui 91 arresti del clan Acquasanta
"In questi giorni le misure di distanziamento sociale e il lockdown su tutto il territorio nazionale hanno portato alla totale interruzione di moltissime attività produttive, destinate, tra qualche tempo, a scontare una modalità di ripresa del lavoro comunque stentata e faticosa. Nelle prossime settimane, i riflessi di questa situazione, che riguardano naturalmente anche Palermo, in particolare i quartieri con maggiori difficoltà socio-economiche, tra i quali Arenella e Acquasanta, sono suscettibili di creare un contesto assai favorevole per il rilancio dei piani della associazione criminale sul territorio d’origine e non solo". E' l'allarme lanciato dal gip del Tribunale di Palermo Piergiorgio Morosini, nell'ordinanza di custodia cautelare sui 91 arresti eseguiti all'alba di oggi dalla Guardia di Finanza di Palermo che ha azzerato lo storico clan mafioso dell'Acquasanta.
"Da una parte - avverte il gip nella misura - l’attuale condizione di estremo bisogno, persino di cibo quotidiano, di tante persone senza una occupazione stabile, o con un lavoro nell’economia sommersa, può favorire forme di 'soccorso mafioso' prodromiche al reclutamento di nuovi adepti".
"Dall’altra - aggiunge - il blocco delle attività di tanti esercizi commerciali o di piccole e medie imprese ha cagionato una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà produttive, in relazione alle quali un 'interessato sostegno' potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche della organizzazione criminale, vale a dire l’usura, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, suscettibili di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione delle aziende ai danni del titolare originario".