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Coronavirus, Galli: "Test del governo inadatto per riaprire il 4 maggio"

21 aprile 2020 | 09.48
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L'infettivologo: "A livello aziendale, mi convince di più l’idea di fare lo screening con pungidito"

(Afp)
(Afp)

Il test nazionale ideato dal Governo non è utile per riaprire il 4 maggio. Meglio i test pungidito. Parola di Massimo Galli, che aggiunge: "Io non ho nessun conflitto di interessi". Scade giovedì la gara del Commissario Domenico Arcuri sul test nazionale per trovare gli anticorpi del coronavirus nel sangue di 150 mila italiani. Il bando prevede solo i test con prelievo da laboratorio che viaggiano su macchine Clisa o Elisa. Esclusi i test rapidi, bollati in tv come inaffidabili. Il professor Massimo Galli ordinario alla Statale e infettivologo al Sacco di Milano non la pensa così, e lo spiega al 'Fatto Quotidiano'. "Se lo scopo è mettere in condizione le imprese di ripartire vedo almeno due problemi: non abbiamo un’organizzazione per fare a breve termine la veni-puntura a tutti i lavoratori e non abbiamo nessun test sierologico la cui positività che garantisca l’assenza di virus nei secreti del malato. Quindi a tutti i positivi dovremmo fare il tampone".

"Il prelievo in laboratorio allungherà i tempi rispetto al pungidito". Dicono che i test rapidi non siano affidabili. "In parte è vero che peccano in sensibilità e specificità rispetto ai Clia o Elisa, però bisogna vedere qual è lo scopo. Chiariamolo una volta per tutte: non si possono mettere in poche settimane milioni di italiani in fila per la puntura del braccio per poi portare il campione in laboratorio. Mentre, a livello aziendale, mi convince di più l’idea di fare lo screening con pungidito. Molte aziende si stanno organizzando già. Qui stiamo parlando di riaprire il 4 maggio, una data a gravissimo rischio che lo diventa dieci volte di più se non mettiamo in campo misure su base aziendale. Lo dice un medico pubblico".

Per Galli "il 4 maggio è troppo presto". In alcune regioni comunque "possiamo non allontanarci di molto dalla data del 4 maggio. Non in altre". Però "dopo un periodo lungo di chiusura in casa se ti organizzi in modo da far rientrare le persone in sicurezza, scaglionando per fasce d’età, orari, applicando il distanziamento con mascherine e guanti, se riusciamo a programmare insomma - conclude - si può parlare di riapertura", anche se "forse sarebbe opportuno in qualche regione differenziare per area geografica. Prima però bisogna avere il coraggio di predisporre indagini serie senza 'spettare Godot".

Galli punterebbe quindi sui "test rapidi: se non aspettiamo altro tempo a ordinarli sono disponibili subito e costano 5 euro, al massimo 10. I test Elisa o Clia costano 5 volte tanto e non sono ancora a disposizione. Bisogna dire basta a questo atteggiamento di discredito immotivato in generale del test rapido. Bisogna distinguere e non fare proposte insostenibili dal punto di vista economico e dei tempi. Il bando del Commissario prevede solo il test dell’anticorpo IgG, quello che si sviluppa più avanti. Non quello dell’IgM che insorge all’inizio dell’infezione".

Ma non avrebbe più senso cercare anche l'IgM per scoprire qualche asintomatico? "Certo che avrebbe senso. Così si cerca solo chi ha già avuto nel passato l'infezione. Però le devo dire anche che la ricerca dell’IgM è il punto debole dei kit rapidi. Funzionano molto meglio sulle IgG. Io ritengo si debbano usare più test: il kit rapido su larga scala e poi i tamponi e il prelievo venoso ai positivi al kit".

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