Caso Ramy, chiusa indagini su depistaggio: carabinieri rischiano processo

Due militari devono rispondere anche di favoreggiamento per aver costretto il testimone "a cancellare dal proprio telefono cellulare" i video che immortalavano gli ultimi istanti di vita del giovane

Il luogo dell'incidente
Il luogo dell'incidente
05 agosto 2025 | 14.19
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La Procura di Milano ha chiuso le indagini per quattro carabinieri indagati in uno dei filoni di indagine sul caso Ramy. Due militari devono rispondere di depistaggio - perché avrebbero agito per "ostacolare o sviare l'indagine relativa al sinistro stradale con esito mortale" - e favoreggiamento per aver costretto il testimone "a cancellare dal proprio telefono cellulare" i video che immortalavano gli ultimi istanti di vita del giovane morto in sella alla scooter guidato da un amico; altri due carabinieri devono rispondere, invece, solo di depistaggio sempre in relazione alle immagini cancellate.

L'articolo del codice penale contestato ai carabinieri è di "frode in processo penale e depistaggio" aggravata che incrimina condotte consistenti "in artificiose immutazioni della realtà e in dichiarazioni false o reticenti", poste in essere dal pubblico ufficiale "al fine di impedire, ostacolare o sviare un’indagine o un processo penale".

Contestazione di cui devono rispondere i due militari della squadra intervento operativo di Milano, arrivati dopo l'incidente stradale, che avrebbero costretto un testimone "a cancellare dal proprio telefono cellulare numero 9 file contenenti video, appena effettuati, relativi alle diverse fasi del sinistro stradale e alle fasi immediatamente successive".

Stessa contestazione che vale per gli altri due militari - che hanno partecipato al lungo inseguimento di otto chilometri finito all'incrocio tra via Quaranta e via Ripamonti - accusati di aver fatto cancellare altri video a un altro testimone e 'consapevoli' di quanto avvenuto nelle frasi precedenti lo schianto.

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