L'ex capo-villaggio: “L’animatore è il lavoro più meritocratico che ci sia”

Davanti al ragazzo che fugge davanti alla paga da 650 euro, un manager del settore spiega cosa si può guadagnare da questa esperienza

Villaggio vacanze - IPA
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11 agosto 2025 | 18.45
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A 18 anni non aveva un’idea precisa di sé né del suo futuro. Sapeva solo che il lavoro di animatore in un villaggio turistico gli avrebbe offerto qualcosa di speciale: un ambiente ricco di stimoli, in cui creatività, fantasia e senso del lavoro di squadra si mescolano in un’esperienza unica. "Ho scelto di buttarmi perché speravo di crescere sotto tanti punti di vista: artistico, relazionale, professionale" racconta oggi all’Adnkronos il manager di una delle principali aziende italiane del settore dell’animazione.

Gli inizi non sono stati privi di fatica. "Lavorare in un villaggio significa condividere spazi, tempi, ruoli, rispettare gerarchie e indicazioni. È un impegno costante, ma è la stessa stanchezza felice che provavo da ragazzo quando tornavo a casa dopo aver passato un pomeriggio a giocare al parco".

Per lui, l’animazione è il massimo della meritocrazia: "Ho imparato che prima di rivendicare bisogna mettere in gioco quello che si sa fare, che il turismo e lo spettacolo non conoscono raccomandazioni e non ti regalano nulla: c’è poco da fare, è il pubblico a decidere se vali o no".

La paga, ammette, non è mai stata il punto di forza: "Magari potevamo guadagnare di più, ma non è il compenso che deve spingere a fare questo mestiere. Se cerchi solo lo stipendio, ci sono lavori estivi più redditizi. Qui guadagni soprattutto in patrimonio esperienziale: impari a gestire relazioni, imprevisti, tempi stretti e palchi davanti a centinaia di persone".

In una stagione, calcola, un animatore entra in contatto con migliaia di ospiti: "In un villaggio medio orbitano 700-800 persone a settimana, 14.000 in una stagione. Con molte di loro costruisci un rapporto vero, a volte nascono opportunità di lavoro o amicizie durature. È un capitale umano che ti resta. Ho imparato a resistere, a rispettare, a condividere. Non esiste un’altra esperienza che possa darti, tutta insieme, creatività, disciplina e rapporti umani così intensi. È un acceleratore di crescita".

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