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Cucchi, carabiniere a collega: "Bisogna avere spirito di corpo"

21 gennaio 2019 | 15.32
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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“Mi raccomando dovete avere spirito di corpo... se c’è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare…". Questo è quanto avrebbe detto, secondo quanto riferito da un carabiniere intercettato al telefono mentre parla con un collega, il comandante del gruppo carabinieri Napoli. La conversazione è riportata in una nota della Squadra Mobile di Roma depositata agli atti del processo sulla morte di Stefano Cucchi.

La frase è in un verbale degli inquirenti che riporta un’intercettazione telefonica datata 6 novembre 2018 tra un vicebrigadiere dei carabinieri e il maresciallo Ciro Grimaldi, entrambi in servizio presso la stazione Vomero-Arenella, dove si riporterebbe un messaggio del comandante del Gruppo Napoli. “Ha detto - riporta il carabiniere - mi raccomando dite al maresciallo che ha fatto un servizio alla stazione lì dov’è successo il fatto di Cucchi di stare calmo, tranquillo". E ancora il vicebrigadiere riferisce al collega, che è stato sentito come persona informata sui fatti nell’ambito dell’inchiesta sui presunti depistaggi, le parole del comandante: "Mi raccomando dovete avere spirito di corpo, se c'è qualche collega in difficoltà lo dobbiamo aiutare".

LA NOTA SU STEFANO - "Mandolini quando la lesse disse che non andava bene e che avrei dovuto cestinarla perché avremmo dovuto redigerne una seconda in sostituzione della prima”. A dirlo il maresciallo Davide Antonio Speranza, in servizio presso la stazione Quadraro dei carabinieri di Roma nel corso della deposizione del 18 dicembre scorso sentito come persona informata sui fatti e ora agli atti del processo sulla morte di Stefano Cucchi. Il riferimento è a una nota di servizio redatta sul fermo dopo la morte. "Il contenuto di tale annotazione fu dettato da Mandolini (imputato nel processo ndr) e lo scrissi io, alla presenza anche di Nicolardi, quindi stampammo e la firmammo a nostro nome", ha raccontato nella deposizione. “Ripensandoci a posteriori all’epoca peccai di ingenuità, perché mi fidai di Mandolini e Nicolardi che erano più anziani e avevano più esperienza di me”.

"Recentemente ho ricordato di aver redatto l’annotazione", datata 16 ottobre 2009, la data dell’arresto di Stefano Cucchi, "non il giorno indicato nella stessa ma qualche giorno dopo perché fui contattato telefonicamente dal maresciallo Mandolini, il quale fece riferimento alla morte di Stefano Cucchi e mi disse ‘hai sentito il telegiornale?’ E mi comunicò che avrei dovuto redigere un’annotazione”. Tra gli atti depositati è presente anche una nota, un ordine di servizio che riporta nello spazio riservato alle note dei superiori la scritta a mano 'Bravi'. Il maresciallo nella sua deposizione ha commentato: “Non so dirvi per quale ragione, nella parte dell’ordine di servizio dedicata alle annotazioni dei superiori è scritto ‘Bravi’, considerato che avevamo fatto una mera azione di routine e che nel momento in cui l’ordine di servizio fu redatto Cucchi era già morto".

ILARIA CUCCHI - "'Ha detto il comandante che dobbiamo aiutare i colleghi in difficoltà, che dovete avere lo spirito di corpo, che dovete stare calmo, tranquillo'. Questo è stato detto al teste carabiniere che poi un mese dopo tenterà di ritrattare la sua deposizione già resa al pm Musarò il 22 ottobre. Spuntano ancora atti falsi - scrive Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano - Anche la deposizione del maresciallo Speranza, fatta alla Corte d’Assise di Roma pochi mesi fa, diventa imbarazzante alla luce di ciò che emerge da questi nuovi atti. La Giustizia non ha nessuna autorità su queste persone. E questi pubblici ufficiali dimostrano di non aver alcun rispetto e nemmeno timore di fronte ad Essa. Qualcuno si mangerà cappuccini e brioche ma io mastico amaro".

"Depistaggi nel 2009, depistaggi nel 2015, depistaggi oggi. Continuiamo a sostenere di aver fiducia nelle Istituzioni, a tentare di distinguere ruoli e comportamenti. Confesso - aggiunge Ilaria Cucchi - che talvolta mi sento una cretina. Davide contro Golia? 10 anni fa il ministro della difesa disse a gran voce che i Carabinieri non c’entravano con la morte di Stefano Cucchi. Sei anni di processi contro imputati sbagliati". "Davide riuscirà a vincere? Davide siamo tutti noi cittadini che chiediamo solo che la legge sia uguale per tutti e tutti uguali di fronte alla legge. Siamo noi i tribuni di turno? Non lo so. Magari perderemo ma di sicuro le nostre non sono farneticazioni", conclude.

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