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Caldo: quando la canicola romana ispira letteratura e cinema

17 luglio 2015 | 17.10
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Roma deserta nella canicola di Ferragosto in una sequenza de 'Il sorpasso' di Dino Risi
Roma deserta nella canicola di Ferragosto in una sequenza de 'Il sorpasso' di Dino Risi

"Un giorno infuocato d'estate, a Roma, nel tremolio dell'aria calda che scioglieva l'asfalto delle strade e incollava a terra le suole delle scarpe...". Sembra la descrizione di queste giornate di caldo rovente dominate da Caronte, ma in realtà è l'incipit di 'Mistero', uno dei racconti di 'Sillabari' di Goffredo Parise. Capolavoro della letteratura del '900 ma anche uno dei frutti letterari che il caldo di Roma ha ispirato in passato.

La canicola romana fa da sfondo a molta letteratura, ma anche a parecchi film, non ultimo 'Roma' di Federico Fellini, o 'Il sorpasso' di Dino Risi, o 'Vacanze Romane' con Audrey Hepburn e Cary Grant, quasi a dirci che le sue strade, i suoi monumenti, i suoi parchi con gli straordinari pini, 'raccontati' in musica da Ottorino Respighi, sono più belli sotto il cielo azzurro e il solleone che all'ombra dei grigiori invernali.

Parise racconta il 'Mistero' di Piero svelato all'amico Dino dopo una corsa verso la spiaggia nudista di Capocotta per sfuggire al caldo rovente della città millenaria, indolente come il suo popolino raccontato da Carlo Levi ne 'L'Orologio'. Un romanzo politico, ambientato tra Torino, Firenze, Roma e Napoli dove il protagonista, arrivato nella città eterna, alloggia a casa di un facchino della stazione Termini vicino a Porta San Giovanni. "Il facchino, non ho mai capito quando lavorasse: lo vedevo a tutte le ore, aggirarsi nudo (era estate, e faceva un gran caldo) cacciando le mosche con un tovagliolo. Pareva che questa fosse la sua unica occupazione, solo svariata, ogni tanto, per divertimento, da qualche urlaccio, o da qualche muggito, e da qualche pisolino sonoro a bocca aperta", scrive Levi nel suo romanzo ambientato nel 1930, in pieno Fascismo.

L'afa estiva della 'Festa de Noantri' raccontata da Fellini in Roma

E Alberto Moravia, che nel racconto 'La casa è sacra', descrive la Roma di un "caffè nella strada più elegante della città" dove servivano "birra tedesca" e dove tutta "la gente oziosa" si dava "convegno su quel tratto di marciapiede, tra quei tavolini". "Faceva caldo - scrive Moravia - ma senza afa, sotto un cielo sereno e ardente". Ma anche i versi di Sandro Penna o il protagonista di 'Paolo il Caldo' di Vitaliano Brancati, che Roma accoglie nella canicola mitigata dal soffio del Ponentino.

Il popolino romano, indolente e accaldato, diventa protagonista della Festa de Noantri raccontata da Federico Fellini in 'Roma', tra le vie di una Trastevere ricostruita in studio e popolata da osterie piene di commensali che nella terribile canicola estiva si rimpinzano di fettuccine, trippa e rigatoni, seduti ai tavolini mentre i tram passano a pochi centimetri da loro. Donne dalle forme prorompenti la cui sensualità è spenta dalla loro voracità nel cibarsi, e dal loro esprimersi in stretto dialetto romanesco.

Anche 'Il Sorpasso' di Dino Risi mostra una Roma ferragostana, deserta e arroventata dove il protagonista accaldato si muove alla ricerca di un pacchetto di sigarette e di un telefono, prima di intraprendere il viaggio in auto sull'Aurelia alla volta di Castiglioncello. E in 'Vacanze Romane', girato dal regista William Wyler nella canicola estiva del 1952, Hepburn e Grant fanno un bagno nel Tevere baciandosi sulle sue sponde, galeotti la città eterna e il suo caldo.

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