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Imprese: da workers buyout a legge appalti, le cooperative cambiano pelle

26 maggio 2015 | 00.00
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'Nutrire i territori: qualità dei servizi, qualità della vita', organizzato da Federlavoro e Servizi Confcooperative a Expo

Imprese: da workers buyout a legge appalti, le cooperative cambiano pelle

Attenzione al territorio, senza perdere di vista l'internazionalizzazione, il tutto condito da formazione, rete di sistema e nuove modelli di sviluppo. È questa la ricetta che il mondo delle cooperative offre a Expo, trasformando il messaggio dell'Esposizione universale in 'Nutrire il territorio: qualità dei servizi, qualità della vita'. Da sempre protagoniste del mondo imprenditoriale, motore delle comunità locali, le cooperative non puntano a delocalizzarsi ma non per questo si chiudono all'innovazione e in tempo di crisi sanno trasformarsi e creare nuovi posti di lavoro. E' il fenomeno dei workers buyout, storie di lavoro ricreate sul territorio.

I workers buyout "sono la prova che lo sviluppo va innescato sul territorio - spiega Massimo Stronati, presidente Federlavoro e Servizi Confcooperative -: in Italia nella crisi saranno stati un centinaio i workers buyout che hanno 'ricreato' lavoro per 3.000 persone a cui dovrebbero aggiungersene altri 5.000 nel prossimo biennio". In Italia "c'è un cambio generazionale difficile: ad esempio gli imprenditori 'familiari' non riescono ad andare avanti restando strettamente legati alla famiglia e questo è un fenomeno che riguarda sia le 'tute blu' che i 'colletti bianchi'". Un fenomeno diffuso in Italia - uno dei primi casi di workers buy out cooperativo risale al 1982 - che vede protagoniste le realtà più svariate come il caso di Athena Sartoria: le sette 'sartine', rimaste senza lavoro per la crisi che hanno creato "una cooperativa tutta rosa con commesse per le grandi firme. E' un fenomeno che dà speranza e serve anche a superare la crisi".

Un esempio che non interessa solo il Bel Paese, come ha spiegato Bruno Roelants, segretario Generale di Cecop – Cicopa Europe (l'organismo europeo di cooperative di lavoro) intervenuto al convegno 'Nutrire i territori: qualità dei servizi, qualità della vita', primo dibattito organizzato da Federlavoro e Servizi Confcooperative (5.100 imprese, 170mila persone occupate, 220mila soci, 8 miliardi di euro di fatturato), primo dei 17 focus tematici che Confcooperative porterà a Expo Milano 2015. "E' un modello - sottolinea Roelants - che funziona non solo in Italia, ma anche in Europa" e non solo, e non solo "tra imprese in crisi, ma anche tra imprese sane".

A testimoniare come si può superare la crisi è anche Mikel Lezamis del distretto cooperativo di Mondragon (Spagna) e Stilian Basulopulov presidente delle cooperative della Bulgaria. Il modello spagnolo "è un'esperienza molto dinamica che impiega oltre 75mila lavoratori, il 90 per cento dei quali sono soci", in cui trovano spazio i settori più disparati legati però da una collaborazione completa. Il tutto si basa su quattro pilastri: formazione, sistema finanziario, innovazione e assistenza nel campo sanitario. Un sistema a cui ispirarsi.

In Bulgaria, invece, in questo momento "si punta sulla social economy e su rapporti più forti con le municipalità", con uno sguardo all'Italia: "abbiamo iniziato a lavorare con cooperative toscane e messo dei semi anche a Brescia", racconta Basulopulov. Riformare le regole degli appalti e semplificare una normativa che nel corso degli anni si è stratificata rendendo complicata l'efficienza delle gare, è invece la richiesta di Marco Gasparri, direttore Area Sourcing Servizi ed Utility di Consip, la società per azioni del Mef che lavora al servizio della Pubblica amministrazione e che svolge attività di consulenza, assistenza e supporto nell'acquisto di beni e servizi.

Come ricorda Giuseppe Catalano docente di Economia pubblica alla Sapienza di Roma - che sta realizzando uno ricerca per conto di Federlavoro sulle gare di appalto e i rapporti tra imprese e Pa - "in molti settori la presenza di un unico o pochi general contractor porta a condizioni di monopolio e oligopolio, spesso difficilmente reversibili, che non generano efficienza e limitano ingiustificatamente lo sviluppo della concorrenza in contraddizione con le stesse disposizioni europee".

Per Cristina Bazzini, vicepresidente di Federlavoro quello delle normative "è uno dei passaggi più delicati: il codice appalti è molto problematico ed è uno dei punti cardini su cui basare il nostro quotidiano". Ma il tema delle cooperative è anche un giusto mix tra innovazione e tradizione. Bisogna "valorizzare quanto fatto fino a oggi - siamo nati e cresciuti nei territori - e al tempo stesso tramite le reti, le forme consortili valorizzare le peculiarità per fare fronte insieme" alle nuove trasformazioni perché "abbiamo le carte in regola per guardare al futuro", sottolinea.

La cooperazione "si candida - spiega Maurizio Gardini, presidente Confcooperative - a essere protagonista di una fase di cambiamento nella vita del Paese per quello che riguarda il welfare, i servizi, l'agricoltura sostenibile, per quello che riguarda un credito equo e garantito a tutti. E' un grande messaggio di speranza per la rinascita del Paese". Oggi lo strumento cooperativo "è usato da falsi o cattivi imprenditori per delinquere, noi vogliamo una legge di iniziativa popolare che garantisca più certezza a tutte le aziende serie e releghi ai confini del mercato queste figure che sfruttano i lavoratori, come ha detto Papa Francesco 'prostituiscono la cooperazione'".

Una racconta firma "partita circa 15 giorni fa" il cui obiettivo "è sicuramente 100mila firme; stiamo cercando non una firma facile, ma consapevolmente una adesione affinché ci sia pulizia nel mercato del lavoro e nell'economia". Per Gardini "Il rispetto della legalità" è un tema cruciale "e oltrepassare il limite della legalità significa uscire dalla cooperazione, siamo parte lesa quando questo accade perché per noi vale il rispetto pieno e totale delle buone prassi imprenditoriale e del vivere civile".

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