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Sostenibilità: dai fertilizzanti ai cosmetici, tutte le potenzialità delle microalghe

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17 marzo 2016 | 14.57
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Dai fertilizzanti alle bioplastiche, dai mangimi ai prodotti cosmetici fino all’alimentazione di impianti a biogas. Grazie alle microalghe, le frazioni provenienti dagli allevamenti e dalle lavorazioni lattiero-casearie potranno essere reimpiegate in un processo di economia circolare.

Per valorizzare le potenzialità di questi microrganismi partirà entro il 2016 un progetto triennale, il cui valore complessivo non sarà inferiore ai 2 milioni di euro. Un milione e 50mila euro saranno stanziati dalla Fondazione Cariplo, 450mila euro dalla Regione Lombardia, il resto dai partner coinvolti, a iniziare dal capofila del progetto, l’Istituto sperimentale italiano Lazzaro Spallanzani di Rivolta d’Adda, provincia di Cremona. Il suo nome è 'Il polo delle microalghe - Le microalghe per il trattamento e la valorizzazione di reflui e sottoprodotti agrozootecnici e caseari' e sarà al centro di un workshop in calendario il 20 aprile nell’ambito dei tre Saloni di CremonaFiere dedicati alle potenzialità della bioeconomia: BioEnergy Italy, Green Chemistry Conference and Exhibitions e Food Waste Management Conference (20-22 aprile).

"La finalità di questo lavoro - spiega Katia Parati, responsabile Area Acquacoltura dell’Istituto Spallanzani - sarà quello di creare un Centro di consulenza destinato a chi vorrà percorrere con investimenti e ricerca la strada della cosiddetta economia circolare, all’interno della quale l’impiego delle microalghe potrà rivelare tutto il suo potenziale".

Quale l'obiettivo? "Mitigare l’impatto ambientale dei reflui zootecnici valorizzandoli nei settori agricolo, mangimistico, energetico, esattamente come intendiamo fare con i sottoprodotti delle produzioni lattiero-casearie dai quali, sempre impiegando le microalghe, è possibile ottenere molecole bioattive di pregio da impiegare nel settore cosmetico".

"Il tema dello smaltimento dei reflui e, più nello specifico, dell’impatto che l’azoto in essi contenuto ha sul terreno è al centro del dibattito da diversi anni. Un tema che soprattutto in Pianura Padana assume un ruolo molto rilevante", sottolinea l'esperta.

"Una strada percorribile è allora quella dell’utilizzo delle microalghe, microrganismi che, come è già stato scientificamente dimostrato, crescono sui reflui creando delle biomasse grazie ai nutrienti in essi presenti. Queste biomasse - riassume infine Katia Parati - potranno essere allora destinate alla produzione di fertilizzanti organici, bioplastiche, mangimi, prodotti cosmetici, nonché all’alimentazione non convenzionale di impianti a biogas. In buona sostanza, ogni frazione proveniente dagli allevamenti e dalle lavorazioni lattiero-casearie potrà essere utilizzata in un processo circolare, dove ciò che dalla terra arriva alla terra ritorna, producendo un beneficio e non più un danno ad ambiente e terreno".

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