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Super computer

Dalla California verso l'infinito e oltre

Un laboratorio a Berkeley lavora all’esplorazione dello spazio profondo con l’obiettivo di mappare l’intero universo grazie all'intelligenza di Perlmutter.

 - Da Desi.lbl.gov
- Da Desi.lbl.gov
09 giugno 2021 | 07.24
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Il punto di partenza è il Lawrence Berkeley National Laboratory, dove il supercomputer HPE Cray EX aiuterà gli scienziati ad analizzare i dati che arrivano dal telescopio Mayall che si trova a Tucson, Arizona. Il supercomputer, che combina deep learning e capacità di simulazione, è stato prontamente ribattezzato Perlmutter in onore del ricercatore omonimo Saul Perlmutter. Perlmutter (lo scienziato) ha vinto il Nobel nel 2011 per la scoperta sull’accelerazione dell’universo attraverso lo studio delle supernove originate dalle esplosioni delle nane bianche, ma è più noto al grande pubblico per essere uno dei nomi citati dal gruppo di fisici supernerd della serie Big Bang Theory.

L’obiettivo è catturare la luce di oltre 30 milioni di galassie e quasar, superando qualsiasi ricerca precedente che teneva in considerazione numeri decisamente più bassi. E questo è possibile solo grazie al super calcolatore, capace di elaborare la cattura di decine esposizioni delle regioni di spazio osservate dal progetto in tempi rapidissimi. Ogni esposizione catturata dalla “fotocamera cosmica” del DESI (Dark Energy Spectroscopic Instrument), conta infatti circa 5.000 galassie, e con la potenza di calcolo finora a disposizione servirebbero mesi per l’elaborazione di questi dati. La potenza di Perlmutter permetterà invece di eseguire gli stessi calcoli in pochi giorni o poche ore. Perlmutter potrebbe essere la più veloce intelligenza artificiale al mondo, che combina la rapidità di calcolo con le simulazioni e l’apprendimento automatico. Grazie alle sua capacità mai viste, sarà in grado di elaborare le immagini di una dozzina di esposizioni riprese dal DESI in una sola notte, per individuare la zona celeste da puntare nella notte successiva. Un sistema potentissimo ed efficiente, tutt’altro che portatile: un supercomputer di quella potenza non occupa meno di 500 metri quadri.

La mappatura dell’universo non è fine a se stessa. Gli scienziati di Berkeley mirano a studiare la materia oscura, e più precisamente “le interazioni tra l’energia oscura che allontana le cose e la materia oscura che le tiene insieme, oltre a test sul funzionamento della gravità”, ha spiegato il responsabile del progetto dr. Stephen Bailey. La ricerca sulla materia oscura è quella che sta sollevando più interrogativi recentemente, arrivando, con le ultime scoperte, a sollevare dubbi persino sulla teoria della relatività di Einstein. La materia oscura è una sostanza invisibile, senza una propria attività elettromagnetica, che permea l’Universo ed esercita un’attrazione gravitazionale sui corpi celesti. Le fa da contraltare l’energia oscura, forza altrettanto presente, invisibile e non rilevabile i cui effetti si vedono nell’accelerazione dell’espansione dell’Universo. Esattamente la materia di studio di Saul Perlmutter e dei suoi colleghi che ora, con l’aiuto dell’omonima intelligenza artificiale sperano di scoprire come mai il cosmo non si sta comportando secondo le regole finora ritenute valide.

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