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Francia: David Zard, il rock è rivoluzione e può combattere il terrorismo

18 novembre 2015 | 15.24
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David Zard (foto Infophoto)
David Zard (foto Infophoto)

"Dopo quella francese il rock è stata la più grande rivoluzione, perché il rock è antirazziale, è il luogo dove i giovani di tutti i colori assistono allo stesso evento senza discriminazioni, e a chi semina il terrore questo disturba. Non bisogna farsi condizionare, e credo anzi che dai concerti stessi potrebbe arrivare una 'conversione' anche dei giovani fanatici ad un maggiore credo di convivenza". Sono parole che colpiscono quelle di David Zard che, conversando con l'AdnKronos, analizza la tragedia di Parigi rileggendola alla luce del significato aggregativo dei concerti.

E lui è uno che di concerti può parlarne più di ogni altro, avendo iniziato la sua brillante carriera di impresario fin dagli anni Settanta, e portato sul palco i nomi più prestigiosi della musica del pianeta. Ma allora era diverso, la differenza è eclatante e lui la tratteggia così: "La situazione che c'è adesso è una situazione di fanatismo -spiega- E il fanatismo è una cosa molto pericolosa. Quella dei miei tempi era una situazione di protesta: le Brigate Rosse, le proteste di piazza erano sì violente ma avevano dei fini sociali, quello che succede adesso ha dei fini che vanno contro il sociale, quindi stiamo parlando dell'opposto". Zard, nato in Libia da famiglia ebraica, conosce bene anche la realtà francese: "Quanto successo è colpa del lassismo che c'è stato in tutti questi anni in Francia. Lì i ghetti sono molto turbolenti, perché si vede continuamente in televisione il benessere nel quale loro non vivono, e poiché in alcune traduzioni del Corano c'è scritto che si tratta di atteggiamenti da infedeli, questo fomenta la loro rabbia contro di noi. Io ho molti amici musulmani, sono nato in Libia e conosco ciò di cui parlo".

Il momento di aggregazione del concerto è l'apice di quello che i giovanissimi, allevati con 'valori' come intolleranza, e privazione di ogni libertà espressiva, si vedono negare. "Al contrario del calcio, e lo dico da tifoso, dove spesso si insegna l'aggressività e l'intolleranza -prosegue Zard- il concerto è una grandissima forma di espressione positiva dell'artista verso il pubblico e del pubblico verso l'artista. L'apice della gioia. Il momento del bis, il ritorno in scena è un grande momento di gioia. Si vedono ragazzi che non si conoscono e si abbracciano, e cantano la stessa canzone che conoscono tutti. Sono uniti, al di la delle razze. E' bellissimo!". Non a caso,"Mandela è stato liberato dopo un grande concerto. E' stato umanizzato il supporto dei popoli che muoiono di fame con il 'Live Aid'. In Place de la Republique, dopo gli attentati, si sono riuniti molti giovani e cantavano, ed hanno creato dei concerti naturali. Quelli sono momenti genuini di fratellanza, non interessati, di una genuinità assoluta. D'altra parte -conclude Zard- è vero che la musica è stata la colonna sonora delle guerre, ma soprattutto è stata la colonna della pace".

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