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Doggy bag per 39% italiani contro spreco cibo e taglio potere acquisto

14 ottobre 2022 | 10.16
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Doggy bag per 39% italiani contro spreco cibo e taglio potere acquisto

Con il taglio del potere di acquisto determinato dai rincari energetici e la necessità di ridurre gli sprechi salgono a quasi 4 su 10 (39%) gli italiani che portano a casa gli avanzi del ristorante con la cosiddetta 'doggy bag', il contenitore per recuperare il cibo non consumato ed evitare così che venga buttato. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè diffusa in occasione del World FoodWaste Report dell'Osservatorio Waste Watcher International di Last Minute Market, su monitoraggio Ipsos per campagna Spreco Zero, in vista della 3/o World Food Day, il 16 ottobre prossimo.

"Una svolta evidente - spiega l'associazione - con il numero delle persone che non lascia gli avanzi nel piatto quando va a mangiare fuori è, infatti, praticamente raddoppiato rispetto a 10 anni fa. Con l’inflazione che ha raggiunto livelli record, per molte famiglie è diventato indispensabile ridurre al massimo gli sprechi. Una situazione che spinge così sempre più persone a superare l’imbarazzo e chiedere di portare via quanto rimasto sul piatto per consumarlo successivamente tra le mura domestiche".

Dall’analisi Coldiretti/Ixè si evidenzia però "che il 17% la richiede solo raramente mentre il 12% degli italiani ritiene che sia da maleducati, da poveracci e volgare o si vergogna comunque a richiederla. Infine c’è anche un 22% degli italiani non lascia alcun avanzo quando va a mangiare fuori mentre il resto non li chiede perché non sa che farsene".

La doggy bag, spiega ancora Coldiretti, "è spinta anche da una nuova sensibilità verso la riduzione degli sprechi alimentari, oggi resa tanto più necessaria dalla crisi economica, adottando strategie che vanno dal ritorno in cucina degli avanzi ad una maggiore attenzione alla data di scadenza, fino alla spesa a chilometri zero dal campo alla tavola con prodotti più freschi che durano di più. Di fronte a questa nuova esigenza la ristorazione si attrezza e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc".

"Un servizio nei confronti del cliente - conclude la Coldiretti - che ha un costo per ristoranti e agriturismi considerato i rincari che devono affrontare dall’energia alla carta da asporto con le buste per il confezionamento e la conservazione degli alimenti che cominciano addirittura a mancare. Con oltre 1/3 della spesa alimentare degli italiani destinato ai consumi fuori casa le difficoltà della ristorazione si trasferiscono a cascata sull’intera filiera. A rischio c’è un sistema che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila imprese agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio".

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