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Edda Ciano all'avvocato, 'Rivoglio le carte di Benito e Galeazzo'

05 maggio 2023 | 11.04
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Il giornalista Maurizio Sessa pubblica due lettere inedite nel suo nuovo libro "Edda Ciano Mussolini. Amore, odio e perdono"

Edda Ciano all'avvocato, 'Rivoglio le carte di Benito e Galeazzo'

Edda Ciano (1910-1995) per impedire la pubblicazione delle carte private del marito, il conte Galeazzo Ciano, e le lettere paterne, si rivolse a un avvocato con studio a Milano, esponente di una famiglia ebraica, Eucardio Momigliano, ex alleato del padre al tempo della fondazione dei Fasci di Combattimento. La figlia primogenita di Benito Mussolini, nata dal matrimonio con Rachele Guidi, chiese un parere legale con la speranza di poter recuperare i documenti che le erano stati rubati durante la permanenza in una casa di cura di Ramiola, nel comune di Medesano, in provincia di Parma. Lo rivela il giornalista Maurizio Sessa nel suo nuovo libro "Edda Ciano Mussolini. Amore, odio e perdono" (Edizioni Medicea Firenze, 656 pagine, 28 euro), basato su una vasta documentazione e anche di due lettere inedite che, come scrive nella presentazione lo storico Cosimo Ceccuti, "possono recare un ulteriore contributo alla conoscenza di una figura così complessa e difficilmente decifrabile quale è stata Edda, e dei due uomini che hanno improntato la sua vita, il padre Benito Mussolini e il marito Galeazzo Ciano".

Il 30 maggio 1947, scrivendo all'avvocato Momigliano, Edda affermava: "vedo annunciato dal 'Corriere della Sera' la pubblicazione di documenti che ho fondato motivo di credere siano quelli che mi furono rubati nella clinica di Ramiola nel luglio 1944. Poiché tali documenti sono di mia esclusiva proprietà non intendo permettere che se ne faccia uso pubblico. La prego di procedere alla tutela dei miei diritti. Con mille ringraziamenti e saluti Edda Ciano Mussolini".

Si trattava anche e soprattutto del famoso 'Diario' del marito tragicamente morto a soli 41 anni, fucilato a Verona l'11 gennaio 1944 da un plotone d'esecuzione di miliziani della Repubblica sociale italiana sotto la regia di ufficiali tedeschi delle Ss, dopo aver per un decennio condiviso la politica del suocero e poi aver tentato di opporsi all'alleanza con Adolf Hitler.

Il 15 giugno 1947, da Capri, Edda Ciano scriveva a Momigliano, dopo aver ricevuto un primo parere legale: "Gentile avvocato grazie per le comunicazioni e delucidazioni che avete voluto darmi. Capisco benissimo, se anche quelli che sono pubblicati sono i documenti sottratti a Ramiola, non posso vantare nessun diritto appunto in virtù di quella legge che avete citata. Desidererei però sapere se sono copie di quelli. A Ramiola mi furono portate via tutte le lettere che mio padre mi aveva scritto durante trent'anni della mia vita insieme al suo diario di guerra, inedito e dedicato a me. E' un piccolo notes scritto a matita, ritrovando la faccia dei ladri forse si riuscirebbe a riprendere anche tutto ciò. Voi potete capire come a parte qualsiasi altro valore, quello affettivo sia importante per me. Sono lieta di avervi conosciuto e vi ringrazio per la vostra opera. Abbia tutti i miei cordiali saluti. Edda Ciano Mussolini".

Maurizio Sessa osserva che Edda Ciano sembrava reclamare l'avvio di un 'supplemento d'indagine' che non venne esercitato su quelle carte e sottolinea come le due lettere inedite siano firmate anche con il cognome Mussolini, segno forse di una riconciliazione a posteriori con la memoria del padre dopo la fucilazione del marito.

Riguardo a quel diario di guerra del padre, inedito e a lei dedicato, Edda Ciano avrebbe poi ricordato come e perché era stato e continuava ad essere tanto prezioso: "Papà teneva un diario, giorno per giorno, annotando appunti e ricordi su un taccuino che portava sempre con sé; e fu questo taccuino a salvargli la vita quando una bomba esplose ai suoi piedi. Una delle molte schegge che lo colpirono fu bloccata all'altezza del cuore dalle pagine e dalla copertina del diario. Finita la guerra, mi regalò il taccuino, e io lo conservai per anni, prima che andasse perduto nel 1944. Lo avevo affidato, con altri documenti importanti, a un mio amico, un medico di Ramiola. I tedeschi, che davano la caccia ai Diari di mio marito, lo costrinsero a rivelare il nascondiglio di tutte quelle carte, ed egli dovette obbedire".

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