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Emilia R.: drepanocitosi, domani un convegno al Policlinico Modena

09 maggio 2014 | 17.31
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Modena, 9 mag. (Adnkronos Salute) - La drepanocitosi è una malattia endemica in tutta l'area del Mediterraneo e in Italia è presente, benché rara, in Sicilia. Negli ultimi 10 anni il numero dei pazienti è cresciuto esponenzialmente in Emilia Romagna, tanto che a Modena i casi sono passati da 6 a 77. E' quindi importante imparare a riconoscere questa malattia che può provocare fenomeni acuti gravi e che si trasmette geneticamente. Di questi aspetti si occuperà il convegno della Struttura complessa di pediatria ad indirizzo onco-ematologico diretta da Paolo Paolucci, che si terrà domani alle 8.30 al Centro didattico del Policlinico.

Nella drepanocitosi i globuli rossi diventano rigidi e quindi intasano le vene e le arterie provocando dolori acuti che possono interessare arti, addome, dorso, colpendo ossa e muscoli; oppure possono colpire organi interni come polmone, fegato, milza, reni e cervello. Le crisi cerebrali e polmonari possono mettere a rischio la vita del paziente. Scopo del convegno è di fare il punto sulla diffusione della malattia, la diagnosi e le cure. "Questa malattia è in costante aumento nel nostro Paese in virtù dei fenomeni di immigrazione, soprattutto dall'Africa e dal Medio ed Estremo Oriente, che hanno portato a vivere in Italia molti portatori di questa emoglobinopatia - spiega Giovanni Palazzi della Pediatria a indirizzo onco-ematologico del Policlinico - Se un tempo un medico poteva trascorrere la sua vita professionale senza mai incontrare questa malattia, oggi pediatri, medici di medicina generale e del pronto soccorso e tutti gli specialisti devono essere in grado di affrontare le conseguenze di questo quadro clinico".

L'Aou e l'Ausl di Modena hanno siglato un protocollo per lo screening della drepanocitosi che recepisce uno studio compiuto al Policlinico e che dal gennaio 2014 è attivo su tutto il territorio provinciale. Si tratta di un test coordinato dal Servizio immunotrasfusionale del policlinico, diretto da Giuliano Montagnani, gratuito per le donne in gravidanza. "E' sufficiente un prelievo di sangue - spiega Donatella Venturelli del Servizio immunotrasfusionale - per sapere se si è portatori di emoglobinopatia. Se entrambi i genitori sono portatori possiamo proporre che sia fatta una diagnosi prenatale al bambino o, tramite il cordone ombelicale, al momento della nascita". Da luglio 2011 a giugno 2013 sono state 500 le mamme provenienti dall'Africa centrale (tra quelle che hanno partorito al Policlinico, a Carpi, a Mirandola, a Sassuolo e a Pavullo) arruolate nello studio. Il 22% è risultato positivo. Dei loro partner, il 27% si è rivelato portatore (non malato): se 2 portatori si incontrano hanno il 25% di possibilità che nasca un figlio con la malattia e il 25% che nasca perfettamente sano.

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