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Expo, Renzi: ''Ci metto la faccia, i lavori non si fermano. Assoluta fiducia in Sala''

12 maggio 2014 | 21.51
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Expo, Renzi: ''Ci metto la faccia, i lavori non si fermano. Assoluta fiducia in Sala''

Milano, 12 mag. (Adnkronos/Ign) - ''L'Expo è una grande iniziativa per l'Italia, io sono sicuro che tutti dicono 'chi te lo fa fare perché non ti conviene mischiare la tua faccia pulita con quello che è accaduto', ma preferisco rischiare di perdere qualche punto nei sondaggi per le elezioni che investimenti e posti di lavoro. Non si possono fermare i lavori ma si devono fermare i delinquenti". Lo ha detto il premier Matteo Renzi parlando dell'Expo di Milano. "Ho assoluta fiducia in Sala" ha sottolineato il presidente del Consiglio.

Il governo riferirà sull'indagine in corso. Sarà il ministro ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina a informare la Camera in una data da stabilire. Lo ha deciso la conferenza dei capogruppo a Montecitorio, accogliendo una richiesta del M5S.

Intanto, la "cupola degli appalti" sembra sgretolarsi e spuntano due biglietti su cui veniva annotata "la contabilità delle tangenti". Nel giorno degli interrogatori di garanzia dei sei detenuti nel carcere di Opera, quell'associazione a delinquere che a dire della procura di Milano era capace di gestire gli appalti legati all'Esposizione del 2015 e al mondo della sanità lombarda mostra le prime crepe.

Dal manager dimissionario della società Expo Angelo Paris all'imprenditore Enrico Maltauro e all'intermediario Sergio Cattozzo arrivano, con toni e parole diversi, le prime ammissioni. Rivelazioni o parziali confessioni, davanti al gip Fabio Antezza, che cozzano con il rifiuto di quelle accuse che invece unisce il 'fronte politico' dell'indagine costituito dall'ex senatore del Pdl Luigi Grillo, Primo Greganti (oggi sospeso dal Pd di Torino, ndr) tra i protagonisti della stagione di Mani Pulite insieme all'ex parlamentare della Dc, Gianstefano Frigerio.

La vecchia guardia ripete il copione andato in scena più di vent'anni fa con Tangentopoli, si lascia andare invece l'intermediario Cattozzo (ex segretario regionale Udc in Liguria). "I biglietti che ho cercato di nascondere erano quelli su cui ho annotato la contabilità delle tangenti", dice svelando il mistero di quei due post-it (di cui uno definito rilevante) che giovedì scorso, inutilmente, ha prima tentato di nascondere poi ha consegnato agli uomini della Gdf che erano a casa sua per arrestarlo.

"Da anni mi occupo di mediazione tra società di diritto privato del settore edile. Sono un procacciatore di affari e solo recentemente mi sono avvicinato a società interessate ai lavori dell'Expo" aggiunge Cattozzo nell'interrogatorio. Prime ammissioni arrivano anche da Paris che chiarisce le sue responsabilità. Il direttore generale divisione Construction and Dismantling e responsabile ufficio contratti di Expo 2015 risponde per circa due ore alle domande dicendosi "totalmente estraneo alla 'cupola degli appalti' ma, siccome è una persona responsabile - spiega il suo legale Luca Troyer - ha ammesso di avere commesso degli errori e ha presentato le sue dimissioni da Expo2015".

Insomma ammissioni sul fronte "anche delle responsabilità giudiziarie" ma con la precisazione di "non di fare parte dell'associazione a delinquere. Una parte delle sue colpe - conclude il difensore - deriva dall'essersi fidato, sbagliando, di alcune persone".

E parziali 'confessioni' giungono dall'imprenditore vicentino Enrico Maltauro, il quale ammette i fatti "nella loro materialità" così come sono stati contestati, ma si riserva di chiarire la sua posizione in un interrogatorio davanti ai pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio che verrà fissato nei prossimi giorni. Difeso dall'avvocato Paolo Grasso, Maltauro ricostruisce la sua carriera professionale e i rapporti con alcuni degli arrestati ma non ammette nessun tipo di reato.

Respingono totalmente le accuse il 'Compagno G' e l'ex parlamentare oggi attuale collaboratore dell'ufficio politico del Ppe a Bruxelles, Frigerio. Negano gli episodi contestati e il loro ruolo centrale nella 'cupola degli appalti'. "Greganti ha negato di aver preso soldi e di aver interferito in maniera illecita negli appalti" riferisce l'avvocato Roberto Macchia. Il presunto interesse per l'Expo è legato, per lui che si occupa "da anni della promozione della filiera del legno", all'eventuale realizzazione di "padiglioni in legno".

Nessuna tangente neanche per l'ex senatore Grillo il quale, spiega il suo legale Andrea Corradino, dice di "non avere mai preso soldi da nessuno e di non essersi mai occupato di appalti". "Ho visto Paris una sola volta, una decina di giorni fa, e mi è stato presentato da Sergio Cattozzo. Quanto a Rognoni l'ho incontrato solo in sede istituzionale. In ogni caso non mi sono mai adoperato - è la sua difesa - per la carriera di nessuno dei due".

A chiudere il cerchio degli interrogatori di garanzia sarà martedì Antonio Rognoni, ex dg di Infrastrutture Lombarde, già arrestato nell'ambito di un'altra inchiesta e l'unico ai domiciliari. È atteso in mattinata al settimo piano del Palazzo di giustizia.

AUDIZIONE COMMISSARIO SALA - "Ad oggi non abbiamo avuto indicazioni dalla Procura di fermare o rivedere alcune gare tra quelle assegnate - ha reso noto il commissario di governo, Giuseppe Sala, nella sua audizione alla commissione parlamentare Antimafia - La Procura ci sta dicendo di andare avanti".

Martedì ''ci sarà la visita del presidente del Consiglio. Dovremo individuare una nuova struttura di governo del cantiere" ha aggiunto il commissario di governo. In audizione Sala ha poi spiegato: "Non ho sostituito Paris, ma abbiamo un nome. Ne parleremo'' martedì ''quando verrà il premier''.

Quindi ha messo in chiaro: ''La cosa certa, dimostrata dai fatti, che posso dire a testa alta è che non ho mai assunto una persona che mi sia stata raccomandata politicamente". "Non ho sospettato che Paris potesse tenere certi tipi di comportamenti - ha proseguito - chi fa il mio lavoro e ha la mia immagine è difficile che riceva pressioni in maniera diretta".

Inoltre, "mai parlato con questi personaggi" coinvolti nell'inchiesta su Expo, "né ci avrei mai parlato: sarebbe un'ingenuità avere relazioni con personaggi tristemente noti sul territorio lombardo, e non solo". In precedenza, ai cronisti che lo attendevano davanti a Palazzo San Macuto, aveva risposto su Primo Greganti: ''Mai visto né sentito in vita mia".

CANTONE - Intanto, il premier Renzi ha proposto di affidare a Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale sulla corruzione, il compito di vigilare sull'Expo. Ai microfoni di '24 Mattino' su Radio24, il magistrato ha dichiarato: ''Rinunciare all'Expo? Soprattutto adesso significherebbe dimostrare che l'illegalità vince''. Per Cantone ''la responsabilità principale della politica è stata di sottovalutare il fenomeno, girarsi dall'altra parte. Nella questione Expo si è fatta grande attenzione alle infiltrazioni della mafia e forse questa visione strabica ha fatto sì che ci sia stata una tensione minore rispetto ad altre infiltrazioni che non sono meno pericolose''.

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