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Arriva il cacciatore di dinosauri: "Fermiamo il contrabbando di ossa"

24 dicembre 2018 | 15.36
LETTURA: 5 minuti

Il 'cacciatore di dinosauri'  Federico Fanti (Foto National Geographic)
Il 'cacciatore di dinosauri' Federico Fanti (Foto National Geographic)

Dal grande carnivoro Tarbosauro al gigante vegetariano Saurolophus al rapace Velociraptor: i resti fossili dei dinosauri, stanno alimentando un mercato 'nero' che "vale decine di milioni di dollari l'anno". A combattere il mercato illegale dei resti dei dinosauri è il paleontologo italiano Federico Fanti, docente di Paleontologia all’Università Bologna ed Explorer di National Geographic, che all'Adnkronos ha tracciato il quadro di un 'mondo parallelo' che si muove intorno ai giganti della preistoria. Si tratta di un contrabbando "ancora sconosciuto all'opinione pubblica" ma che "va fermato ed in fretta" perché "queste ossa non solo sono un patrimonio di tutti ma rappresentano testimonianze scientifiche spesso uniche" e "non possono più essere depredate e poi battute all'asta" come oggetti 'di design' qualsiasi. Fanti anticipa quindi che con la spedizione da lui guidata nel deserto del Gobi, in Mongolia ha messo a punto "un metodo scientifico" per fermare questo "commercio illegale" grazie "al rilevamento di altissime dosi di radioattività presenti nelle ossa fossili di dinosauro" ritrovate nel paese asiatico. Lo studio è raccontato nel documentario di National Geographic 'Il cacciatore di dinosauri' (VIDEO) che andrà in onda domani alle 20,55.

"Il contrabbando di ossa di dinosauro ha una dimensione economica enorme basti pensare che un singolo reperto è stato recentemente battuto all'asta per 1,2 milioni di dollari" spiega il paleontologo che ha realizzato la spedizione con 14 esperti. "Il primo problema per arginare questo mercato 'nero' è identificare la provenienza dei reperti fossili" e questo perché "in alcuni Stati del mondo il commercio di ossa di dinosauro è illegale -come in Ue, Italia o Mongolia- ma in altri Paesi -come Stati Uniti o regioni della Cina- non è considerato reato".

"Dunque comprendere la provenienza dei reperti -argomenta Fanti- è il primo passo per poterli recuperare" ed i fossili della Mongolia "sono altamente radioattivi, particolarità che li rende per questo riconoscibili". "Riuscire a dimostrare la esatta provenienza dei reperti consente di recuperali e restituirli allo Stato di provenienza e alla scienza" prima che vengano messi all'asta da "mercanti senza scrupoli e finiscano nelle case di una star di Hollywood" o di qualche miliardario collezionista.

La spedizione nel deserto del Gobi è iniziata nel 2016 e da allora, riferisce il giovane scienziato italiano di 37 anni, "abbiamo testato la radioattività delle ossa fossili di dinosauri ritrovate in Mongolia, verificando che è altissima". Ciò è dovuto, spiega, "ai minerali, alle rocce di quel territorio. E questa radioattività è come una 'impronta digitale', rende cioè riconoscibile il reperto rendendone illegale il commercio per le leggi del Paese asiatico da cui proviene".

Fanti rimarca il "grave rischio di non venire mai a conoscenza di specie di dinosauri vissute milioni di anni fa" e vendute al mercato 'nero'. "Il Velociraptor è un dinosauro riconducibile solo alla Mongolia quindi facilmente identificabile con l'analisi della radioattività assorbita dalle ossa fossili. Ma non è così per tutti i reperti, sarà importante applicare questo metodo e confrontare i fossili per capirne la provenienza". Infine, taglia corto lo scienziato, "ci sono specie ancora sconosciute e se questi resti fossili vengono rubati e rivenduti illegalmente se ne perderà traccia per sempre".

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