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Il fratello di Campagna: "Non perdono Battisti"

19 aprile 2019 | 11.47
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All'AdnKronos il fratello dell'agente ammazzato il 19 aprile del 1979 dai Pac. "Per me resta un terrorista, non un ex"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

di Antonietta Ferrante

Il tempo cura le ferite, ma alcune sono indelebili. A 40 anni dall'omicidio di Andrea Campagna, il fratello Maurizio non usa parole di perdono e non accetta scuse usate come possibile merce di scambio per eventuali sconti di pena. "Io non perdono l'assassino di mio fratello, io non perdonerò mai Cesare Battisti", dice in un'intervista all'Adnkronos.

Andrea era un agente in forza alla Digos di Milano e si sarebbe dovuto sposare dopo pochi mesi, ma l'ex terrorista dei Proletari armati per il comunismo, insieme al complice Giuseppe Memeo, lo ha atteso sotto casa della fidanzata, in via Modica a Milano, e lo ha ucciso con cinque colpi di revolver. E' morto a 25 anni, colpito vigliaccamente anche alle spalle. Era il 19 aprile 1979.

"Sono convinto - dice Maurizio Campagna - che nessun terrorista si sia mai pentito di quello che hanno fatto. A mio avviso se avessero avuto un minimo di coscienza non avrebbero mai ucciso delle persone in quel modo. Morire come è morto mio fratello non è accettabile e quindi è imperdonabile. Le scuse oggi sono fuori luogo e servono solo a ottenere sconti di pena. Per me Battisti resta un terrorista, non un ex, fino a quando non ci sarà una ex vittima".

La fuga di Battisti si è conclusa da poco, dal carcere di Oristano ha ammesso per la prima volta le proprie responsabilità. "Ha avuto una maschera da terrorista negli anni Settanta, l'ha cambiata trasformandosi in uno scrittore noir, per poi cambiarla di nuovo nell'ultimo ventennio come perseguitato politico. Adesso la cambierà ancora facendo credere che dopo 40 anni è un'altra persona", spiega Maurizio Campagna.  "Battisti è un delinquente furbo con molte persone che l'aiutano, politici compresi, vedasi i Radicali che fanno di tutto per andare a vedere come sta il poveretto in carcere", racconta chi porta sulle spalle il dolore di un'intera famiglia.

LA STORIA - "Mia madre si chiedeva sempre perché mai nessun politico andava a trovare le vittime del terrorismo per portar loro conforto". Nel messaggio di rivendicazione dei Pac, il giovane poliziotto cresciuto nel quartiere periferico della Barona, è indicato come un "torturatore" che va "estirpato" per aver usato violenza. Un'accusa che "verrà ampiamente provata come falsa e menzognera nel corso del processo". Andrea Campagna partecipa all’azione che porta all’arresto degli assassinii di Pierluigi Torregiani e "viene ripreso dalla televisione a viso scoperto: quell'immagine segna la sua condanna a morte".

Il ragazzo "sereno, gioioso, tranquillo" cresciuto con il sogno di diventare poliziotto e diventato uomo in via Teramo si trasforma in bersaglio e la vita di Andrea viene "brutalmente spezzata da un odio che non ha limiti, né ragione. Il suo sacrificio non è stato invano anche se i germi di una violenza cieca e brutale sono tuttora diffusi nell’organismo debole della nostra società", sottolinea il fratello che continua a credere nella giustizia e nelle istituzioni. Nel giorno del quarantesimo anniversario, Milano - tra le città che ha pagato il più alto tributo di sangue al terrorismo di ogni matrice - si prepara a commemorarlo con una cerimonia pubblica domani, sabato 20 aprile.

IL RICORDO - "Fare memoria di Andrea è importante perché il suo sacrificio non sia stato compiuto invano, la sua memoria sia per tutti un monito contro la violenza cieca del terrorismo e il suo ricordo non sbiadisca". Se c'è chi invita in cattedra gli ex terroristi, Maurizio non dà e non accetta lezioni.  "Diversi terroristi hanno chiesto ai familiari delle vittime di essere perdonati, spesso per ottenere ulteriori agevolazioni non solo di pena. Un assassino non può essere considerato con più benevolenza perché assolto dai parenti delle vittime. Il diritto alla vita è inalienabile. Chi non lo rispetta può essere perdonato solo dalla vittima diretta, in un momento intimo e riservato, evitando qualsiasi spettacolarizzazione. Non si sollecitino quindi i familiari delle vittime del terrorismo a perdonare", conclude Maurizio Campagna.

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