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Papa: "Mediterraneo sia aperto al dialogo e all'incontro"

21 giugno 2019 | 12.27
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Bergoglio parlando ai teologi a Napoli: "Dialogo con Ebraismo e Islam"

(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

Il Mediterraneo come una 'grande tenda di pace'. Il Papa, parlando ai teologi a Napoli sul tema 'La teologia dopo Veritatis gaudium nel contesto del Mediterraneo, cita Giorgio La Pira: "Ci direbbe che si tratta, per la teologia, di contribuire a costruire su tutto il bacino mediterraneo una 'grande tenda di pace', dove possano convivere nel rispetto reciproco i diversi figli del comune padre Abramo".

Affrontando dunque la questione del Mediterraneo all’inizio del terzo millennio, dice il Papa: "Non è possibile leggere realisticamente tale spazio se non in dialogo e come un ponte - storico, geografico, umano- tra l’Europa, l’Africa e l’Asia. Si tratta di uno spazio in cui l’assenza di pace ha prodotto molteplici squilibri regionali e mondiali, e la cui pacificazione, attraverso la pratica del dialogo, potrebbe invece contribuire grandemente ad avviare processi di riconciliazione e di pace".

Una teologia dell’accoglienza, avverte il Pontefice, "è una teologia dell’ascolto. Il dialogo come ermeneutica teologica presuppone e comporta l’ascolto consapevole. Ciò significa anche ascoltare la storia e il vissuto dei popoli che si affacciano sullo spazio mediterraneo per poterne decifrare le vicende che collegano il passato all’oggi e per poterne cogliere le ferite insieme con le potenzialità. Si tratta in particolare di cogliere il modo in cui le comunità cristiane e singole esistenze profetiche hanno saputo - anche recentemente - incarnare la fede cristiana in contesti talora di conflitto, di minoranza e di convivenza plurale con altre tradizioni religiose. Tale ascolto dev’essere profondamente interno alle culture e ai popoli anche per un altro motivo. Il Mediterraneo è proprio il mare del meticciato, un mare geograficamente chiuso rispetto agli oceani, ma culturalmente sempre aperto all’incontro, al dialogo e alla reciproca inculturazione".

Dialogo con Ebraismo e Islam - "'Dialogo' non è una formula magica, ma certamente la teologia viene aiutata nel suo rinnovarsi quando lo assume seriamente, quando esso è incoraggiato e favorito tra docenti e studenti, come pure con le altre forme del sapere e con le altre religioni, soprattutto l’Ebraismo e l’Islam", sottolinea il Papa. "Gli studenti di teologia - dice Francesco -dovrebbero essere educati al dialogo con l’Ebraismo e con l’Islam per comprendere le radici comuni e le differenze delle nostre identità religiose, e contribuire così più efficacemente all’edificazione di una società che apprezza la diversità e favorisce il rispetto, la fratellanza e la convivenza pacifica"."Con i musulmani - dice il Pontefice - siamo chiamati a dialogare per costruire il futuro delle nostre società e delle nostre città; siamo chiamati a considerarli partner per costruire una convivenza pacifica, anche quando si verificano episodi sconvolgenti ad opera di gruppi fanatici nemici del dialogo, come la tragedia della scorsa Pasqua nello Sri Lanka. Questi sono estremisti".

Quanto al dialogo con l'Ebraismo, dice il Papa, "formare gli studenti al dialogo con gli ebrei implica educarli alla conoscenza della loro cultura, del loro modo di pensare, della loro lingua, per comprendere e vivere meglio la nostra relazione sul piano religioso. Nelle facoltà teologiche e nelle università ecclesiastiche sono da incoraggiare i corsi di lingua e cultura araba ed ebraica, e la conoscenza reciproca tra studenti cristiani, ebrei e musulmani".

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