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Roma, aggressione razzista a medico: 'Negro di m....'

22 agosto 2019 | 17.42
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"Vivo a Roma da soli tre mesi, ma qui l’aria è più pesante che nella provincia del Nord"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Luca Monaco

"Vivo a Roma da soli tre mesi, ma qui l’aria è più pesante che nella provincia del Nord”. Lo dice all’Adnkronos con cognizione di causa Andi Nganso, il 32enne medico della della Croce Rossa (Cri), originario del Camerun, vittima di un episodio di razzismo ieri sera a Roma. “Sono arrivato in Italia quando avevo 19 anni - dice Nganso – in 13 anni di aggressioni razziste ne ho subite tante, la più eclatante nel gennaio dell’anno scorso a Cantù, quando una signora si rifiutò di farsi curare da me per via del colore della mia pelle”.

Nganso ieri sera esce dalla sede della Croce Rossa in via Ramazzini, a Roma, e va con un amico ospite a casa sua, a cena al Pigneto. “Abbiamo parcheggiato la macchina sulla circonvallazione Casilina – ricostruisce – e siamo andati al ristorante. Io abito al Portuense, dopo cena ci siamo incamminati verso la macchina, il mio amico era qualche metro avanti a me. Appena è arrivato davanti alla macchina l’ho sentito urlare, non ho capito subito il motivo”.

“Basta – gridava l’amico - voglio tornare in Camerun, non voglio rischiare per la mia vita”. In un attimo Nganso si avvicina alla sua auto, legge la scritta ‘negro merda’ fatta con un pennarello verde sulla carrozzeria bianca del cofano e capisce il motivo di quelle urla. “Da bravi vigliacchi i razzisti si nascondono – sottolinea il medico – quando siamo scesi dall’auto, appena arrivati al Pigneto nessuno ci ha detto nulla, non ho avuto il minimo sentore che potesse accadere una cosa simile”.

Il 32enne impugna il telefono e chiama i carabinieri. “La denuncia però l’ho formalizzata oggi al commissariato San Paolo – assicura – gli agenti mi hanno già detto che in quel tratto di strada non ci sono telecamere, sarà difficile risalire agli autori. A questo punto la denuncia mi servirà più che altro per farmi risarcire dall’assicurazione”.

Alla luce di quanto accaduto cosa chiede alle istituzioni? “Che dei fenomeni di razzismo, dei processi di inclusione sociale delle minoranze, i politici facciano parlare noi, i diretti interessati – invoca il medico della Cri - invece non abbiamo mai occasione di prendere la parola. Dopo l’episodio di Cantù sono impegnato sempre di più su questo fronte”.

Perché in Italia, a suo parere, si respira un clima pesante. “Non certo solo da un anno a questa parte – dice ancora Nganso – il razzismo non esiste oggi perché c’è Salvini al Viminale come dicono i tanti, non è questa la lettura corretta. Il problema è proprio la scarsa possibilità che viene ci data di esprimerci. Il Paese è nostro, ci viviamo e vogliamo farlo da protagonisti. Non abbiamo bisogno che la politica parli al posto nostro. Ci invitino piuttosto a parlare nei contesti pubblici, ci lascino spiegare come si può invertire la rotta”.

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