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Davigo: "Protesta avvocati? Erano solo una quarantina"

04 febbraio 2020 | 15.31
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(Fotogramma)
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“Invece di rispondere alle cose che dico mi attribuiscono cose mai dette. Io ero lì in rappresentanza del Csm e non dicevo quello che pensavo io ma esprimevo le linee guida del Csm. Ho letto le dichiarazioni del Presidente della Repubblica e mi hanno contestato mentre lo facevo”. Lo afferma Piercamillo Davigo, magistrato di Cassazione e membro del Csm, parlando a Circo Massimo su Radio Capital.

Secondo Davigo dire che “gli avvocati mi contestano è un’affermazione ardita. Erano una quarantina e non sono certo rappresentativi dell’avvocatura di Milano dove sono in tutto 19 mila”. “Non li ho mai definiti una corporazione – aggiunge - ho solo detto che gli avvocati c’entrano eccome con la durata dei processi. Poi loro sono liberissimi di raccontarla come gli pare ma dà fastidio che li smentisca”.

“Io come Robespierre? Dove li vede tutti questi giustiziati – chiede Davigo – anzi ho scritto un libro dal titolo ‘violare la legge conviene’, abbiamo una popolazione carceraria in media con l’Ue e in maggioranza i detenuti sono stranieri. Salvo reati molto gravi sono persone che sono state arrestate in flagranza. Chi commette reati gravissimi che danneggiano la collettività, come quelli commessi dai colletti bianchi, in carcere non ci va mai”.

Infine Davigo torna a parlare delle recenti polemiche per un vecchio video in cui teorizzava, che invece di divorziare conveniva uccidere la moglie, un paradosso espresso per dimostrare la scarsa severità nei confronti di compie un omicidio. “La tragedia – spiega Davigo - è che è davvero così. Le femministe non sanno di cosa parlano se dicono che è istigazione al femminicidio. Il mio ragionamento vale anche per la moglie che uccide il marito. Il problema è che c’è incertezza della pena, il sistema penale è stato scardinato".

"Dopo tutte le polemiche con quelli che dicevano che in realtà non era mai successo ho fatto una ricerca e ho trovato che una quindicina di anni fa un giudice dell’udienza preliminare di Trieste, anche in base all’attenuante della seminfermità di mente, ha condannato uno che ha ucciso la moglie a 3 anni, quindi zero giorni di carcere. Quelli che fanno queste gazzarre sono quelli che lavorano per le forche e appoggiano la giustizia fai da te della nuova legittima difesa”, conclude Davigo.

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