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Coronavirus, Locatelli: "Lieve calo è segnale effetto misure"

22 marzo 2020 | 18.40
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E' quanto ha detto il presidente del Consiglio superiore di sanità

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Rispetto alla giornata di ieri c'è un dato in lieve deflessione. Non vogliamo farci prendere da facile entusiasmo, ma è un segnale che cogliamo e che arriva più o meno a quello che inizia ad avvicinarsi alla distanza temporale rispetto alla quale ci aspettiamo di vedere l'efficacia delle misure di contenimento intraprese". Lo ha affermato Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) nel suo intervento alla conferenza stampa alla Protezione civile a proposito dell'emergenza coronavirus.

"Rispetto a quanto è stato comunicato ieri dal premier Conte siamo un po' arrivati al massimo delle misure per limitare il contagio in termini di attività sociale piuttosto che lavorative. E' importante sottolineare un aspetto rilevante che si riferisce al contagio interfamiliare, altro grande motore su cui può innescarsi la diffusione del coronavirus. Allora, mi corre l'obbligo di sottolineare che è fondamentale, come è quanto più possibile nel contesto o familiare, implementare misure stringenti di contenimento dei soggetti risultati positivi al coronavirus". "Un altro sacrificio che si chiede al Paese ma è importante - chiosa Locatelli - altrimenti rischiamo di perpetuare questo meccanismo di contagio. E in prospettiva facciamo appello al senso di responsabilità di tutti i familiari dei 23 mila concittadini positivi affinché anche i loro contatti con l'esterno siano sempre più contingentati".

"I pazienti ultra settantenni sono coloro che pagano il prezzo più alto all'epidemia da Sars-Cov-2. Sono più fragili ma sono la radice storica e il nostro ricordo e vanno tutelati e vanno messe in atto tutte le misure da tempo suggerite: evitare che escano di casa e, se sono residenti in Rsa o case di riposo, evitare che ci siano visite dall'esterno perché potenzialmente in grado di innescare dei contagi".

"Non risultano in Italia persone morte né ricoverati in terapia intensiva sotto i 20 anni di età. E tra i morti solo 1% aveva meno di 50 anni". Locatelli, che è pediatra, ha anche precisato però che "anche soggetti giovani apparentemente sani, possono andare incontro ai rischi, magari perché i meccanismi di difesa immunitaria non sono così efficienti".

"Il Paese deve essere certo che l'Agenzia italiana del farmaco, il Comitato tecnico scientifico, prendono e valutano nella maniera più aperta, costruttiva e propositiva tutte le opzioni terapeutiche. Ma va fatto un distinguo: un conto sono le opzioni da testare e validare, e ben vengano le sperimentazioni, altro è definire alcune opzioni terapeutiche come la 'soluzione' di un problema così importante come Covid-19. Prima di arrivare a dire di aver trovato soluzioni in termi di terapia antivirale e di farmaci che modulino la risposta infiammatoria che può essere alla base della sintomatologia clinica più grave, piuttosto che i vaccini, servono prove inconfutabili". Alla domanda dei giornalisti sul farmaco Avigan*, un antinfluenzale sviluppato in Gippone e usato in Cina contro il coronavirus, Locatelli risponde che "c'è un puntale e preciso comunicato stampa di Aifa che ricostruisce in maniera ineccepibile la visione del problema a tutto tondo".

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